Caro Karol,

da Camminiamo Insieme - anno 23, n.42 del 25 giugno 2006

i tuoi occhi sono ancora là: ma ora stanno guardando giù!

Danno un sorriso, e una lacrima. Tu sei andato avanti, a spiegare l'uomo e i peccati nostri. Quasi a giustificarci o a non farcene una colpa.

Si, tu hai perdonato; chiedevi pietà per i tiranni, imploravi fine di guerre. Imploravi il rilascio di persone rapite. Andavi a portare conforto e testimonianza ai poveri ed emarginati, ai malati. Chiedevi l'azzeramento del debito pubblico ai popoli africani.

A poco è servita la tua luce. Ti hanno anche sparato al petto, davanti a molti. Lì abbiamo sofferto, avuto paura. Per l'ennesima volta il cielo ci ha dato conferma della fragilità umana. Ma anche della forza della vita. Quella forza che c'è negli occhi dei nostri figli, nell'abbraccio di chi ci ama.

E mette con fiducia la propria vita al nostro fianco. L'hai fatto te, caro Karol. Privato della tua terra, dei cari. Ti sei affacciato al balcone ed eri Papa. Sapendo cosa conseguiva, sei rimasto grande anche quando il tuo compito si stava assolvendo. "Il mondo è uguale", è cambiato poco, si alternano i fatti, le cronache.

Caro Karol, noi fatichiamo ancora ma abbiamo imparato qualche cosa di grande da te. La carità, il conforto, credere nella vita e in ciò che si fa. Anche quando il gioco è duro. Fin l'ultimo giorno.

Qualcuno nelle vecchie dicerie "morto un Papa se ne fa un altro". Veritiero da un lato ma mica in altri. Ti hanno sostituito ma io vedo sempre te affacciato al Vaticano. La mia vista è un po' offuscata, il cuore no.

Quella santità nella misericordia è stata unica. Difensore dell'uomo verso Dio.

Caro Karol, guardo il cielo, e so che sei là. Ancora preghi per noi; grazie a te abbiamo sentito un po' di cielo.

un nostro concittadino


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