IL BELLO
DEL TEMPO
da Camminiamo Insieme
- anno 30, n.06 del 07/10/2012
Si apre
ormai l'autunno. Il ciclo delle stagioni conosce un ritmo stupendo per il
rinnovarsi di paesaggi e tradizioni. Mi piace all'inizio del percorso per
i fidanzati, far scegliere foto in cui il protagonista è la natura. Molti
come icona del proprio matrimonio, scelgono la neve che tutto avvolge. Al
centro una casetta con la luce accesa. Il commento: fuori il gelo, dentro
il calore del nostro amore. Si sa, sono fidanzati, già convivono. Non si
possono tarpare le ali al sogno. Agli anziani l'inverno procura timori e
reazioni di tutt'altro segno. Il ritmo stagionale è ciclico. Una stagione
così. Viene proprio da concludere che così è la vita. Alla primavera della
fanciullezza succede l'estate della giovinezza. Lascerà il posto all'età
adulta ricca di frutti, per approdare all'inverno della vecchiaia. Il fatalismo
è inevitabile. Rimango sorpreso quando considero la mia vita. Certo ricordo
le varie fasi. Prevale la constatazione di un "io" personale che cresce,
si sviluppa, matura e non invecchia. Scopro che non sono coinvolto in un
meccanismo ciclico. Vedo il punto di partenza da cui si dipartono due semirette.
Ne deriva un'apertura verso l'infinito a cui ritorno. Non è solo questione
dei "talenti" da sviluppare. E la forte e bellissima compagnia di persone,
ambienti, circostanze, occasioni che mi avvolgono, mi capitano. Non c'è
ripetitività. Tutto si ripete, forma il quotidiano. Permane però la voglia
di freschezza, autenticità che magari tante volte trascuro. Colgo anche
l'ingiustizia di fondo di- un agire passivo. Mi riscuoto di fronte a quanto
mi è offerto. Provo a pensare ad un momento importante del mio essere Sacerdote.
Vi trovo la Messa. Ora non tengo più la personale agenda su cui ricordarle
con giorno e luogo. Anche se celebro tre Messe in una domenica, come da
anni avviene, non ci ho fatto il callo. Anzi, mi fa bene. Mi apre ad un
grazie sempre più vero. Trovo che per tanti sposi il passare degli anni
non spegne l'amore, anzi lo affina e realizza il biblico: "i due saranno
una carne sola". Vorrei continuare con questo stupore sempre. Ad un certo
punto la terra accoglierà questo corpo. Mi piace contemplare l'ingenuità
medievale che dipinge l'anima bambina uscire dalla bocca del defunto per
essere accolta dal Padre. Allora sarà Io stupore per eccellenza, nell'accorgermi
che quel "fanciullino" ha percorso un cammino ed ora viene accolto dallo
stupore di Dio che mi dice: "vieni".
don Piergiorgio