STANCO MA CONTENTO

da Camminiamo Insieme - anno 29, n.33 del 22/04/2012

È la sera di Pasquetta. La stanchezza si annida nel corpo e non riesco a stanarla. È più forte lo spirito e mi impone di tentare un bilancio, revisione, verifica. Non mi va di muovermi su questo terreno con cifre, riconoscimenti, benemerenze, richiami. Rivedo con speranza quel ramoscello di ulivo entrare nelle case. Mi sono sempre chiesto che se ne fa uno di un fascio. Questa è una curiosità inopportuna. Gesù ha promesso una "pace che il mondo non può dare". I pesanti bronci, le accese discussioni, farsi i fatti propri, isolarsi con televisione o computer non vanno d'accordo con quell'ulivo. Deve far sentire la sua presenza. Di fronte ad un temporale, un tempo, la casalinga staccava dalla parete il ramoscel lo di ulivo per bruciarlo in cortile per non avere danni. Giorni di confessionale con l'esigenza di uscire a sgranchirsi dopo tempi lun- o ghi di ascolto e il peso di tante ama- rezze. "Sono anni che non mi confes so". "E perché proprio adesso?". "Sono stanco di autogiustificarmi ogni sera, dopo una giornata di continui salvatag gi in corner. Ho bisogno di dire qui fi- rmia colpa". C'è chi mi ha procurato dei brividi, af-- fermando di essere pronto a riaccoglie re, perdonare chi ne ha fatte di ogni. "Ho preso una responsabilità nei suoi confronti il giorno del matrimonio". Mi piace che qualcuno voglia vedere il quadro, vicino alla sacrestia, da cui è stata riprodotta l'immagine pasquale. Barabba o Gesù? Il primo è l'interprete di tanti desideri e sogni che lo rendono un eroe. Il secondo con tutto il bene compiuto è condannato. Il bene non paga. Pesa troppo riconoscerlo. Il nostro quotidiano di piccole buone azioni, non risolve i grandi problemi economici, finanziari, di benessere, casa, lavoro, sicurezza, ma è annuncio del Regno di Dio. Sto davanti agli olii consacrati dal Vescovo nella Messa del Giovedì Santo. E ovvio che i ragazzi della Cresima volgano lo sguardo al Crisma. A me quello dei Catecumeni evidenzia il Battesimo. Gli antichi romani si ungevano con l'olio per essere più snelli nella lotta. Lo ricordo mentre regalo il catechismo dai zero ai sei anni. Mostro le figure zeppe di colori che stupiscono il piccolo. Troppi genitori hanno già perso la lotta se non lo usano per rivedere la propria fede. Nella notte della domenica di Pasqua mi telefonano dall'Ospedale per l'unzione degli infermi. I parenti hanno capito che agonia significa lotta (agone). Vogliono per la persona cara l'aiuto di Gesù, compagno di cammino. Ho richiamato il gesto della pietà popolare di Maria che riceve Gesù morto tra le sue braccia. Ho più volte commentato che neanche lei è riuscita a dare la vita al suo giovane figlio. Sente il limite come tanti papà e mamme. Il limite della morte è superato dal Cristo Risorto. Lo sento vivo e presente oggi, come tante altre volte nella mia vita. Sono i miei punti luminosi. A molti come penitenza dopo la confessione, ho suggerito di cogliere i momenti belli, positivi e vivi. Lì c'è quel Gesù che non conta le volte in cui sono caduto, ma lo slancio con cui mi sono rialzato. La mente si popola di volti che sono una grazia per la mia vita. Grande è la responsabilità di essere una grazia e non una disgrazia. Con tanti volti incontrati in questa Pasqua sento di avere incontrato Lui, il Risorto. Come in qualche tema delle elementari termino: "al termine della giornata sono stanco, ma contento".

don Piergiorgio


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