A TAVOLA
da Camminiamo Insieme
- anno 29, n.30 del 01/04/2012
Il Convegno
Mondiale delle Famiglie di Milano, con la presenza di Benedetto XVI dall'i
al 3 giugno, segna il cammino diocesano con un percorso obbligato: la famiglia.
Ho già più volte proposto, in questi miei pensieri, questa bellissima realtà
che, se seguita con affetto, offre continui spunti assunti dalla quotidianità.
Le circostanze della vita mi conducono per il pranzo in una casa, lontana
dal caro territorio luinese. Posso fer marmi per poco tempo. La tavola è
già imbandita. Manca la figlia. Sta per arrivare dalla scuola con il piccolo
di seconda elementare. I nonni spiegano che non vuole fermarsi alla mensa
scolastica. Finalmente arrivano. Un segno di croce e la preghiera. Al termine
dell'antipasto mi accorgo che il piccolo non siede a tavola. Lo penso impegnato
in qualche sua abi tudine. Girando lo sguardo, lo vedo appartato. Chiedo
il motivo. Mi rispondono che lui vuole tornare a casa per vedere i cartoni
animati mentre mangia. E una brava famiglia. La grande tavola suggerisce
convivialità, ma il giovane rampollo se ne sta a parte, per i fatti suoi.
Propongo nel quotidiano "Buon Giorno" questo fatto e mi accorgo che molti
bambini delle elementari e medie abbassano lo sguardo. Gesù, a costo di
vivere questa forte esperienza di familiarità che la tavola rappresenta,
non esita a stare con esattori delle tasse e peccatori. Accetta l'imbarazzante
compagnia della peccatrice. A Cana la festa di nozze non deve essere rovinata
dalla mancanza di vino. E vi provvede. Tra le parabole spiccano, per vivacità
narrativa, quelle ambientate durante un banchetto. Anzi, presentano il paradiso
in questo orizzonte. Dovendo offrire, non solo ai discepoli, ma anche a
noi la Sua presenza che salva, prese del pane e del vino con l'invito: "fate
questo in memoria di me". La tavola assume una connotazione sacra che, violata,
rende la casa un ristorante. La preghiera prima di consumare il pasto, anche
un semplice segno di croce, colloca ciascuno nella comunicazione affabile
che il momento comporta. E certo importante l'educazione, ma non può essere
l'unica condizione per vivere bene il pasto. Una signora, di mezza età,
in chiesa mastica la "cicca". Mi dice che per lei è un distensivo. Le faccio
notare che io vengo in chiesa proprio per disintossicarmi da tanta tensione.
Mi ringrazia perché non ci aveva mai pensato. Ecco la sacralità della tavola.
La cerco per rilassarmi accogliendo la compagnia dei consanguinei che proprio
qui posso sentire come familiari.
don Piergiorgio