ALLA RICERCA
DI UN POSTO
da Camminiamo Insieme
- anno 29, n.21 del 29/01/2012
È pesante
alla nascita di un bambino quel "per loro non c'era posto"! Una vita al suo
inizio non può solo avere il caldo e la protezione del grembo materno. Deve
trovare un posto pronto dove la premura dei genitori ha disposto ogni particolare
con quel calore che accompagna ogni ospite, immaginarsi un figlio. A Betlemme
c'è una grotta e noi la riproponiamo nei nostri presepi. Sa di preca rietà,
freddo, insicurezza, insomma mancanza di privacy. Così è venuto al mondo il
Figlio di Dio che abbiamo onorato a Natale. Dopo la fuga in Egitto, finalmente
a Nàzaret, nella casa da cui Giuseppe e Maria erano stati strappati dall'ordine
del censimento a cui non era possibile sottrarsi. Qui si realizza quel comandamento:
"amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l'anima e tutte le
forze e il prossimo tuo come te stes- so". È la preghiera dell'antico Israele
che ora trova il suo strano e meraviglioso compimento. Nello scorrere quotidiano
di ore e minuti, Giuseppe e Maria adorano Dio, il loro Signore fatto carne
ogni volta che lo baciano, preparano il cibo, cuciono i panni, pregano con
i salmi, accolgono un povero, insegnano a Gesù ciò che conta nella vita, si
intrattengono con i vicini. L'inaccessibile, l'Altissimo, il Santo, colui
che non si può nominare sta lì in una piccola casa, nella normalità di una
vita semplice. Nella grande festa arrivare al tempio di Gerusalemme è esclamare:
"e ora i nostri piedi stanno alle tue porte", dopo la gioia del programmato
viaggio. Con il Battesimo, porti a casa la tua creatura diventata figlio di
Dio. È il tuo Gesù che nel quotidiano accogli come l'Emmanuele, che significa
Dio-con-noi. Come per Maria e Giuseppe, le normali cure che si offrono ad
un bambino, diventano atti di culto rivolti a Dio, proprio come quelli che
si celebrano in chiesa. Gesù non è solo per Maria e Giuseppe il loro Dio,
ma anche il prossimo. Cioè la persona più vicina da prendere in considerazione,
offrire ogni premura, dichiarare la propria accoglienza, presentare disponibilità
cordiale e sincera. Così comincia la storia di ogni famiglia cristiana che
contempla nel proprio figlio, il Figlio di Dio fatto uomo e lo onora, soprattutto
lo aiuta a crescere. Con la festa dell'Epifania, collocati cammelli e Re Magi
sul presepe, ci si accinge a riporre il tutto in una scatola fino al prossimo
Natale. I nostri gesti sono spesso segnali decisivi di ciò che avviene. Quel
Gesù che ha iniziato la Sua vita in noi con un buon calore, un posto, propositi
e buone intenzioni, non viene fatto crescere, è semplicemente riposto. È assurdo
non accompagnare un figlio nella propria crescita in età, sapienza e grazia
per lasciarlo a se stesso. La vita di grazia che ha preso posto in ciascuno
di noi fiorisca così da avere sempre più i sentimenti, pensieri, azioni di
Cristo in noi. È per questo che nelle nostre famiglie può verificarsi e realizzarsi
un altro Sacramento, cioè un segno vivo, efficace e reale di un amore infinito
che cerca casa, posto, perché nulla vada perduto.
don Piergiorgio