"PER DARE OCCORRE AVERE"

da Camminiamo Insieme - anno 27, n.21 del 31/01/2010

di Don Piergiorgio Solbiati

 

 

Puntualmente ad ogni tornata amministrativa ci si ritrova impreparati. Lo stretto numero degli interessati, addetti ai lavori, simpatizzanti tocca con mano l'urgenza di uomini nuovi, giovani appassionati della cosa pubblica, leader carico di carisma.

E' inevitabile inserire qualcuno in lista, cercarne altri, per trovare spesso un no più o meno secco.

Si arriva anche a comprendere che il candidato sindaco debba possedere particolari doti e capacità. Si tentano esplorazioni per concludere che non esiste una persona con una simile statura.

A stento si ammette di non avere lavorato per una cultura politica, sociale, amministrativa, ma di aver gestito il potere o di averlo contrastato.

E' lodevole incontrarsi per costruire liste, avviare confronti e discussioni per stabilire priorità e caratteristiche con cui presentarsi in pubblico. C'è però l'inconveniente che è troppo tardi. Mi pare che, a votazioni ultimate, non si debbano chiudere gli incontri, le persone contattate non vanno dimenticate o penalizzate perché hanno portato pochi voti; Il gruppo che si è costituito, le persone che sono state sensibilizzate si devono incontrare per iniziare a lavorare insieme.

L'ordine del giorno potrà contemplare una lettura del tessuto civico attuale nelle sue varie espressioni familiari, sociali, lavorative, tempo libero, urbanistiche ...

Ogni consiglio comunale verrebbe così a conoscere una preparazione senza correre il rischio di non possedere quelle conoscenze di dati e situazioni che dovrebbero essere oggettivi e solo l'ignoranza permetterà che possano essere manipolati.

Il fatalismo sfocia nel lamento, non esita a constatare la marginalità del nostro territorio, produce solo critica e mai proposta documentata e ben motivata.

Si esce da questo pesante fardello fatalistico coltivando qualche ideale, cercando persone giuste che indirizzino e alzino il livello culturale, lavorando su un testo di formazione. Nel confronto politico spesso si degenera e si giunge allo scontro. Il linguaggio arriva non solo ai toni ma anche alla classica ritorsione verso gli avversari, tipica del discorrere tra tifosi di calcio. Anzi si va ben oltre, si arriva all'attacco personale, insinuando più o meno pesantemente trascorsi che vengono buttati in pubblico come se fossero scheletri nell'armadio. Il cattivo stile lo si cattura subito dai giornali, dai dibattiti televisivi e così non solo si perde tempo, ma si costringono i migliori ad andarsene e i problemi rimangono sul tappeto o vengono risolti d'autorità o nel giro di poche persone.

Una figura fondamentale in un partito o gruppo è quella del segretario che non può essere ridotto ad aprire e chiudere la sede, tenere i verbali e mandare gli avvisi. Il segretario è la mente e l'anima, il moderatore e l'estensore dell'ordine del giorno, l'uomo che richiama agli ideali e corregge le deviazioni. Insomma bisogna investire di più nel trovare e preparare questa figura.

Un detto latino può chiudere in modo sintetico ed efficace quanto scritto: NEMO DAT QUOD NON HABET. (Nessuno può offrire quello che non possiede).

don Piergiorgio

 


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