AL DI LÀ DI UNO
SGUARDO
da Camminiamo Insieme - anno
26, n.41 del 14/06/2009
di Don Piergiorgio Solbiati

Ogni guida turistica
accompagna in un grande emporio di souvenirs, e anche in Giordania, Wali non
manca un simile appuntamento. Cerco di valorizzare al meglio questa opportunità
per accorgermi di quanta fantasia ogni paese esprima. Scelgo due magliette
per don Enrico e don Marco, incrociando le dita per la taglia, per le suore
un sottobicchiere, sperando non l'abbiano già ricevuto da consorelle di ritorno
dalla Palestina. Vi trovo raffigurati due pesci. Con i pani che normalmente
si trovano a Tabga, in Terra Santa. Mi è arrivata immediata l'associazione:
eucaristia e mensa fraterna. Non solo perché i primi cristiani proprio all'interno
di un pasto condiviso nel giorno del Signore celebravano il "fate questo in
memoria di me", ma anche per la forte spinta missionaria che ogni eucaristia
porta con sé. L'annuncio del Vangelo non è questione di libro aperto ma di
vita che, nella fatica quotidiana, spezza il pane, cioé la vita, per una relazione
segnata da quel "amatevi come io vi ho amato". Mi sarebbe piaciuto offrire
a tutti questo simbolo, vi offro il disegno che trovate accanto. Per rievocare
mestieri e usanze del passato è normale offrire ai turisti spaccati di vita
che, al termine del flusso di spettatori, terminano per ritornare alla propria
casa in città. A Petra c'è un simpatico teatrino davanti a grotte e caverne,
un tempo abitate. Non lo sto a descrivere. Mi serve l'inquadratura di donne
accosciate che ottengono la farina, triturando chicchi di grano tra due piccole
macine di pietra. Non rimarrà che impastare, porre nel forno, per avere il
pane. E' un altro simbolo che, un secolo dopo Cristo, viene presentato da
un autore con queste parole: "questi chicchi di grano, prima sparsi sui colli,
ora formano un unico pane". Ai discepoli che sono in barca con una sola pagnotta
e continuano a rimarcare l'insufficienza di cibo, Gesù richiama la moltiplicazione
dei pani che sfamò tanta gente. Anche noi, come loro, dovremmo renderei conto
che occorre disporre l'animo all'incontro con Lui senza più rimarcare assenze
o mancanze. "Il Signore è con noi", e quindi ogni Messa ci dona la tua presenza
per le difficoltà della vita. I castelli del deserto giordano sono caravanserragli,
uno però è sorprendente. Il Califfo di Damasco nell'ottavo secolo, sente il
bisogno di una "privacy" che solo il deserto può garantirgli. Si concede una
dimora che nella sua architettura richiama una chiesa a tre brevi navate e
con la sua brava abside in cui il Califfo è raffigurato dall'artista. Scene
di caccia, segni zodiacali e quant'altro indicano che qui finalmente può concedersi
un relax, fuori da ogni commento indiscreto. Se il Signore è con noi il quotidiano
lo si racconta con coerenza, non solo nell'assemblea fraterna, ma anche nella
privacy. La festa del Corpus Domini, anche con queste annotazioni scritte
nella stanza dell'hotel di Amman, sia riscoperta e valorizzata al di là di
ogni senso dello scontato e abitudine.
don Piergiorgio