STRADA IN SALITA

da Camminiamo Insieme - anno 26, n.40 del 7/06/2009

di Don Piergiorgio Solbiati

 

"E' un pezzo che non ti vedo", così mi rivolgo ad un ventenne che mi risponde: "Dove?". Forse leggo male, ma quel dove, con il punto di domanda, sottintende, forse: "non pretenderà di vedermi in chiesa". Giovani e adolescenti, un po' spinti dai familiari, prima si pongono in fondo alla chiesa e poi non ci vengono perché si chiedono: cosa ci vado a fare? Ad annoiarmi! Con questo retroterra mi prendeva un po' di nervosismo mentre leggevo il libro del Cardinal Martini "conversazioni notturne a Gerusalemme". Lui in continuazione raccoglie le provocazioni dei giovani, le rilancia, le seleziona, si pone con una premura sconcertante sul loro stesso sentiero per tentare un dialogo. E tanti giovani l'hanno ascoltato. Si sono lasciati affascinare anche da un altro grande vecchio: Giovanni Paolo Il. Come non ricordare quel: "ci hai chiamati e noi siamo qui". La piazza S. Pietro nei giorni dell'agonia del papa era gremita di giovani che lo accompagnavano nel suo ultimo cammino. Proprio questa mattina sono stato a ragionare per due ore con una quarantina di giovani che si preparavano al matrimonio. Abbiamo parlato di cose dello spirito e loro ad ascoltare perché capiscono che un matrimonio non sta in piedi solo con i soldi, la casa, le suppellettili, le vacanze, gli amici. C'è bisogno di una spiritualità che permetta gesti e parole inedite. Capiscono benissino che se la moglie pone due fiori sulla tavola da pranzo, è assurda una risposta: "tirali via, perché mica li mangio". Rabbrividiscono questi giovani ad una simile risposta perché la ritengono volgare, offensiva, indeco- rosa, materiale. Si aprono allo spirituale. Che questo avvenga fa fede questa risposta alla domanda "che cosa vuoi dire amare?": "vedersi ormai vecchi ancora insieme con la freschezza del primo giorno". Dall'esterno uno potrebbe definire romanticherie, espressioni simili che saranno sconfessate dopo un breve peri,odo di vita insieme. lo invece le accolgo con stima perché ci vedo il classico colpo d'ala che innalza. Ci sono parole che nel vocabolario giovanile sono sparite. Una per tutte: il peccato. Nel contesto in cui vivono di imminenza al matrimonio, capiscono benissimo che la menzogna, l'infedeltà, sono peccati e non solo sensi di colpa. E dopo una menzogna o una infedeltà al'lche solo con il pensiero, uno si ritrova con il suo orgoglio ferito e una rabbia enorme. Parlo del profeta Osea e della sua storia. La capiscono e sono con lui con la sua rabbia .. Li sorprende e spiazza una decisione: "la condurrò nel deserto. Parlerò al suo cUore. Si aprirà una porta di speranza". . Sono lì a tentare la strada difficile dell'arrivare a dire: "forse ha sbagliato perché io troppo poco l'ho amato". Riescono i miei giovani fidanzati ad intravvedere qualcosa della forza e bellezza di Gesù che, come dice San Paolo, "morì per i nostri peccati". Deve essere decisivo davanti all'errore, sbaglio, peccato della persona della tua vita, dire "sono pronto a qualsiasi sacrificio pur di ridare volto all'amore in cui credo". Ho acceso il televisore e proprio su questi temi scorrono fiumi di parole che risentono di orgoglio ferito e decisa vendetta, insoddisfazione per i soldi dovuti, acredine e odio dopo tante parole e gesti di amore. Vorrei tanto offrire una tavola di salvezza a tanti naufraghi dell'amore. Sto per ora con questi giovani e prego perché la loro idealità non si spenga ma racconti giorno dopo giorno, pur con le inevitabili fatiche, che amare è sempre grande e bello anche se la strada è in salita.

don Piergiorgio


Torna alla pagina iniziale