TERAPIA DELLO
SCOSSONE
da Camminiamo Insieme - anno
26, n.29 del 22/03/2009
di Don Piergiorgio Solbiati

Un urlo, un colpo,
una sgridata, una presa di posizione, un'immagine, un incontro, un episodio
possono avere un'eco molto forte e ridestare per mettere ancora in moto. Come
per un orologio, un cuore, un motore che si sono fermati può essere provvidenziale
una scossa, così si ritiene debba essere provvidenziale per la persona. Se
uno però non è motivato, non ha passione o interesse, ha la testa altrove
o è in uno stato confusionale, non è che lo scosso ne risolva, al termine
della reazione si torna come prima. Nella vita sociale, politica, ecclesiale,
lavorativa a fronte di un momento difficile o di problemi strutturali, di
situazioni che faticano o tardano a sbloccarsi, spesso si invoca il cambiamento
come risolutivo. Cambiare e rinnovarsi è decisivo per non essere superati
o inadeguati, ma pretendere di sanare semplicemente cambiando può essere deleterio.
Trovo genitori che con i figli sono dei martelli che continuano a battere
su alcune cose al punto da diventare ripetitivi, assordanti senza ottenere
risultato. Troppi imperativi o esortativi stancano proprio come gli scossoni
su una strada zeppa di buche. Una cifra impressionante di cinque in condotta
potrà riscuotere qualche effetto per uno studente che ha alle spalle una famiglia,
ma se non c'è alcun retroterra sarà un ennesimo fallimento. Si fa largo a
questo punto un dato importante che gli antichi siglavano con questa frase
latina: "exempla eramunt", "il cambiamento trascina". Sto accorgendomi che
ci sono troppe persone che invocano scossoni, cambiamenti, rinnovi, ma sono
arroccati nelle loro posizioni, idee, mentalità. Magari da una vita si collocano
come continui censori, attaccano con polemiche personali, evidenziano sempre
le mancanze, propongono ciò che altri debbono compiere, reclamano interventi,
però chissà perché tocca sempre ad altri. Dal mondo della natura, non dimentichiamolo
che vi ci siamo anche noi, è doveroso cogliere che la terapia dello scosso
ne va usata con competenza. Il rischio di interventi in tempi e modi sbagliati
può pregiudicare la crescita di una pianta. Anche Gesù parla del fico che
non produce frutti da anni e però Lui si pone come il contadino che cerca
di attuare ogni cura e premura, solo dopo si parlerà di taglio. AI di là di
questa parabola c'è nel Vangelo tutta una pedagogia che prevede anche espressioni
forti. Il cambiamento, la conversione non è mai imposto, ma proposto. Non
è scossone, ma richiamo deciso alle proprie responsabilità. Sempre c'è un
chiaro riferimento che non ammette ignoranza: le opere che io faccio rendono
testimonianza. Questa è la scossa che muove a seguire Gesù, la sua vita e
soprattutto la sua misericordia. Il suo aiutare, sostenere, aver fiducia,
riproporre, stare accanto, perdonare, rinnovare l'amicizia. Questo commuove
e genera vita nuova, il resto è continua agitazione senza senso. La vita non
risparmia i suoi scossoni. Forse abbiamo bisogno più di cure e premure per
quando avvengono. E' come per una gelata tardiva, solo l'attenzione può scongiurare
la fine di una pianta che già era pronta con le sue gemme.