MIRACOLO
da Camminiamo Insieme - anno
26, n.28 del 15/03/2009
di Don Piergiorgio Solbiati

Mentre mi dirigo
verso Maccagno in questo sabato sera di carnevale, elenco i vari oratori in
cui potrei andare a salutare il divertimento di adolescenti e giovani. Mangio
una pizza in compagnia, chiacchiero con simpatia, ma la mente si orienta verso
la meta. Ho saputo che Casa Emmaus di Maccagno ospita il gruppo "Nuova Amicizia"
di Desio che accoglie portatori di handicap un po' di tutta la Brianza. La
cena è terminata, lo capisco guardando dall'esterno per constatare se, dopo
dieci anni, conosco ancora qualcuno. Mi decido ad entrare. Mi ritrovo in una
familiarità calda e generosa, come se fosse ieri. Proprio nella parrocchia
di Desio in cui sono stato parroco per 15 anni, è sorto questo gruppo di volontari
che si sono presi a cuore ragazzi e ragazze con gli handicaps più diversi
per offrire una domenica, un week end o una vacanza diversa. Quest'anno ricorre
il 30° anniversario e mi chiedo, guardando questi uomini e donne, come sia
possibile durare una vita, per tutte le domeniche, ad accompagnare persone
bisognose di tutte le possibili attenzioni. Roberto, un ingegnere ormai quarantenne
che ho conosciuto quindicenne mi saluta e si accomiata per accompagnare alla
toilette un ragazzotto in carrozzella. I volontari storici li conosco bene,
sono contenti di vedermi, li rimprovero per non avermi avvisato. Loro discreti
mi dicono che non volevano disturbarmi, mi avrebbero telefonato prima di partire.
Scivolano accanto a me e in uri attimo sono accanto a chi ha bisogno della
loro presenza. Faccio i conti mentalmente mentre mi si avvicina Paolo che
dovrebbe avere 25 anni. Gli inconfondibili tratti mongoloidi si allentano
per esprimere un sorriso, il mio nome gridato, le braccia spalancate, l'abbraccio
e il bacio. E' dieci anni che non lo vedo, mi ricordo la famiglia, perfino
le sorelle gemelle, una è sposata; mi parla della mamma. Mi accorgo di Bruno,
l'ho conosciuto da piccolo, ora nella carrozzella è un giovanotto. Spalanca
le braccia, si agita, non parla, ma il soffio della sua bocca, gli occhi pieni
di luce sono lì a confermarmi che, dopo dieci anni, mi riconosce. Gli parlo
della sua mamma e della sua sorella, si commuove, lo bacio sulla fronte. Questa
non è una deviazione dal cammino quaresimale, è un chiaro invito a verificare
le amicizie, il tempo dato a Tizio e a Caio, le simpatie che assorbono in
un'esclusività riduttiva, i tanti bisognosi di calore umano troppo spesso
negato perché non si ha tempo e poi fanno impressione. Ci sono istituzioni
e strutture, personale competente e la famiglia. Tra i volontari del gruppo
c'è chi, come Graziella, ha fatto di questa compagnia domenicale la propria
famiglia, lasciando di realizzarne una propria. C'è da ritrovare la gioia
di poter esclamare: "ogni uomo è mio fratello" e vivere con questa consegna.
Gesù nel Vangelo di Matteo mi permette di unirmi a Lui nel rivolgermi al Padre
per ringraziarlo per avere incontrato chi ci tiene nel cuore: "ti benedico,
o Padre, Signore del cielo e della terra perché hai tenuto nascoste queste
cose agli intelligenti e sapienti e le hai fatte conoscere ai piccoli. Sì,
o Padre, perché così è piaciuto a te". Non ricordo il nome, ma il suo cognome
sì, Borgonovo, tante volte mi si è avvicinato per ripetermi "miracolo, miracolo".
Avrei voluto compiere un miracolo per loro, ma avveniva per me. don
Piergiorgio