"NON DEFICIAT
FIDES TUA"
da Camminiamo Insieme - anno
25, n.5 del 30/9/2007

Mi chiedono se ho
avuto paura delle critiche, della scarsa presenza di persone, per aver proposto
i tre incontri nella Chiesa di San Pietro. Sono contento non solo per il pubblico
che riempie l'edificio, ma soprattutto perché qui il contatto con lo spessore
del dolore per la perdita di un familiare, è qualcosa che uno non dimentica.
L'interlocutore continua a elogiare l'opportunità di una meditazione su rassegnazione,
consolazione e comprensione, rimarcando l'urgenza di sostare su questa tematica
proprio in San Pietro, attorniata dalle tombe del cimitero. Personalmente
faccio osservare che la comunione dei santi, presente nel Credo, è quasi palpabile
e non stiamo parlando di denaro o calcio, ma della vita qui e là in cielo.
Platone, nella Apologia
di Socrate, afferma: II massimo bene per l'uomo è interrogarsi su se stesso,
una vita, senza tale attività, è indegna di essere vissuta". Questa sera esco
da San Pietro e mi sento un po' più degno di vivere, anche perché mi sono
confermato nell'urgenza di comprendere, senza lasciarmi risucchiare dal gorgo
dei "non pensarci", "è destino", "non ci si può fare niente", "il tempo è
medico".
Mi ha colpito una
frase di Papa Benedetto XVI che, nella sua recente visita in Austria, ha affermato:
"la nostra fede si oppone decisamente alla rassegnazione che considera l'uomo
incapace della verità, come se questa fosse troppo grande per lui". Spesso
ho sentito contrapporre fede a ragione, altre volte le hanno presentate come
impegnate in una staffetta, dove il testimone lascia la mano dell'uno per
passare all'altro. Nei secoli lo spazio del comprendere si è fatto sempre
più ampio al punto che qualcuno sostiene che per ora la religione può fare
ancora da apripista ma è prossima l'epoca di un pensiero laico sulle grandi
questioni della vita. Ritengo però che la fede offra alla comprensione "quel
non so che" presente tra persone che si stimano e amano. Ben diversa è la
conoscenza che uno psicologo può avere di una persona da quella di un marito
o moglie. L'ho capito quando una donna si è sentita dire dal marito: tu sei
il mio psicologo. Certo uno può imparare, comprendere dalle scienze, ma la
stima e l'amore o uno li ha o non se li inventa.
Il sentirsi amato
dal Signore mi rende desideroso di conoscerlo sempre di più per corrispondere
al suo amore e arrivare ad una fiducia e fede sempre più ampia. Non sarò un
abile pensatore, ma un appassionato ricercatore. Sono coloro che cercano a
lasciare un'impronta per i posteri. In San Pietro apre imprevisti orizzonti
la frase che sta in cima al grande arco: "non deficiat fides tua", non venga
meno la tua fede. E' una bellissima invocazione per chi, provato dal dolore,
non vuole rassegnazione, consolazione né gli basta la comprensione, perché
è lì con le persone care defunte. Sentiti amato e preso in considerazione
da quel Padre che a te suo figlio, come a Gesù, non fa mancare la presenza
del suo Angelo. Si apre allora lo spazio della speranza, che non esita a farsi
vicina "questa piccola speranza che sembra una cosina da nulla. La speranza
è proprio una bambina insignificante. Ma è proprio questa bambina che attraversa
i mondi. E ' lei, questa piccola, che spinge avanti ogni cosa". ( C Pegy)
La lettura di Giobbe
mi ha posto nell'animo il grido di miliardi di persone che hanno sofferto
e soffrono e sono dimenticate dagli uomini, mentre Gesù è sempre pronto a
lasciare il gregge nel deserto, mettendolo tutto a rischio, per cercare anche
una sola persona. don giorgio