"UN RICORDO"

da Camminiamo Insieme - anno 25, n.4 del 23/9/2007

 

 

Già una volta mi aveva accolto con un amabile rimprovero: "ti ho aspettato, non arrivavi mai". Dovendo assentarmi per un paio di giorni mi premuro di dirgli il motivo, poi aggiungo: "aspettami". E lui, anche se a fatica, le parole gli escono misurate: "vai in pace". La premura di don Marco è premiata dall'ultimo respiro di don Giuseppe Parapini: il sacerdote più giovane del decanato raccoglie l'ultimo respiro del più anziano, mentre io lontano mi inginocchio a pregare con lui e per lui. La testa tra le mani, mentre il sole entra generoso nella camera, mi ritovo a scorrere tanti momenti, incontri, battute. Classica quel "sei più vecchio di me" interrompendo il saluto che Monsignor Citterio gli rivolge nel 60° di sacerdozio.

Un uomo di Dumenza mi partecipa spunti o frasi di omelie che, per la loro cocretezza e immediatezza si sono impresse per sempre nella sua memoria. Gli propongo di scrivere un breve testamento spirituale. A ben poco serve la mia disponibilità. Non se ne fa niente per qualche giorno per chiedermi poi se ho portato carta e penna. Ne esce questo breve testo scritto in tre tempi diversi e sempre confermato al punto da chiedermi di guidare la sua mano per la firma. Riporto il testo perché parla nella sua semplicità e lascia trasparire immediatezza che non ammette tergiversazioni o intromissioni.

Fino all'ultimo respiro chiedo a Maria, Madre mia e fiducia mia, di professare la fede a cui sono rimasto attaccato fin dall'infanzia. Ringrazio i miei genitori per il dono della vita e per l'affetto con cui mi hanno accompagnato. Tra gli ducatori che in Seminario mi hanno reso buona testimonianza di vita sacerdotale in particolare ricordo il rettore Monsignor Petazzi. Il ministero sacerdotale, vissuto per quarantaquattro anni dal 1948 al 1992 come parroco di Dumenza, mi porta a ringraziare Gesù Buon Pastore che ho cercato di onorare con la predicazione, l'Eucaristia e la vita con la mia popolazione. Chiedo a Maria Vergine del santuario del Trezzino di benedire il parroco e tutti i dumentini.Luino, festa dell'Assunta 2007

Nei quattro anni di Fonteviva, tranne gli ultimi mesi, i sacerdoti l'hanno accolto con fraterna amicizia ai loro incontri e lui ci attendeva e ci teneva a non mancare.

A poco a poco si è consumato proprio come una candela. Alla domanda: "come va?", la risposta puntuale: "bene". Solo qualche volta "male". In uno di questi momenti difficili gli ho proposto l'unzione degli infermi.

Era un giovedì di luglio, la risposta non si è fatta attendere: "non sto morendo". Al sabato gli ho riproposto il sacramento e lui mi seguiva partecipe, mentre gli dicevo della particolare unione con Gesù sofferente. Al sacerdote che lunedì mattina per primo si presenta dice: "voglio il sacramento dell'unzione degli infermi".

Ai discorsi scontati non reagiva, ma si divertiva a completare alcune frasi in latino o con poco respiro si univa a qualche canto mariano come "andrò a vederla un dì" con una ripresa più forte "al ciel, al ciel".

Ora siamo certi che dal cielo ci accompagni con la freschezza delle tue battute, l'entusiasmo del tuo sacerdozio, la fraterna condivisione con la tua gente e i tuoi preti.

don giorgio

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