LA MIA VOCE ACCOLTA

da Camminiamo Insieme - anno 25, n.31 del 6/04/2008

di Don Piergiorgio Solbiati

 

Nell'omelia di Pasqua Benedetto XVI mi ha colpito: "Sono risorto e sono ancora e sempre con te. Queste parole ci invitano a contemplare Cristo risorto, facendone risuonare nel nostro cuore la voce. Con il suo sacrificio redentore Gesù di Nazareth ci ha resi figli adottivi di Dio, così che ora possiamo inserirci anche noi nel dialogo misterioso tra Lui e il Padre".

Mi vengono i brividi al pensiero che, reso figlio di Dio, come Gesù, anch'io posso parlare e ascoltare il Padre, entrare nel dialogo misterioso tra Lui e il Padre.

Sì, dico le mie preghiere, prego con la liturgia delle ore, celebro la messa... certamente mi sento al cospetto di Dio, ma entrare nel dialogo è sconvolgente.

Ci sono quelli che hanno, beati loro, il filo diretto con il Padreterno e così ci parlano che è una meraviglia, ottengono direttamente il perdono dei peccati, praticano corsie preferenziali che ai comuni mortali non sono consentite. Probabilmente anche loro non sono in quella relazione filiale di cui parla il Papa, forse avanzano pretese che ignorano la mediazione del Figlio Unigenito Gesù.

L'aggettivo "sconvolgente" riferito alla relazione con il Padre è appropriato perché tra me e Dio avverto l'infinito di tutto, ma è improprio perché a ben vedere già l'Antico Testamento riserva incontri ravvicinati.

Basti quello di Abramo a cui Dio, stante l'amicizia, non può tenere nascosto il destino di Sodoma e Gomorra. Abramo arriva addirittura a forzare la mano a Dio, abbattendo da cinquanta a dieci il numero dei giusti necessari per salvare gli abitanti.

L'indimenticabile Cardinale Martini vive l'ultima parte della vita a Gerusalemme, praticando la preghiera d'intercessione. Anche solo a scorrere le interviste che rilascia, da noi pubblicate, è subito evidente il respiro di condivisione del cammino pastorale delle parrocchie della sua Diocesi, la sollecitudine per i grandi problemi delle religioni, la prossimità ai gravi fatti che le cronache ci impongono. Quella di intercessione non è una preghiera solo per chiedere, ma è uno stare prolungato davanti all'Eucaristia, attenersi al silenzio, praticare il digiuno, prepararsi al perdono, attivarsi in opere di carità.

Si inaugura così uno stacco dalla mentalità che guida la quotidianità per inoltrarsi in una relazione guidata dallo Spirito di Dio, proprio come sostiene San Paolo.

Accanto a questa forte esperienza di preghiera di intercessione, penso che i sacramenti e la liturgia delle ore, che trovano sempre coinvolto Gesù, lo Spirito Santo e la Chiesa, siano un ottimo luogo di incontro con il dialogo tra Gesù e il Padre.

IL buon comportamento del figlio trova riscontro nei genitori che riconoscono di essere contenti di lui. Il Padre celeste non è da meno, basta pensare al riconoscimento offerto a Gesù: "questi è il Figlio amato, ascoltatelo".

Una vita conforme a quella di Gesù e quindi cristiana, è la chiara voce del figlio che compie il volere del Padre e quindi vive la relazione vera.

La Pasqua mi ha offerto questo spunto di riflessione, ma soprattutto uno sguardo più sereno perché so di avere un Padre nei cieli che ascolta anche la mia voce.

don giorgio

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