CORRERE NELLA CORRENTE

da Camminiamo Insieme - anno 25, n.28 del 16/03/2008

di Don Piergiorgio Solbiati

 

II nostro territorio mi affascina per tanti aspetti. Questa volta sosto accanto al torrente. L'acqua che scorre offre un'immagine acquisita del tempo e quindi della vita con i suoi entusiasmi e ristagni, ostacoli e benefici, freschezza e passività. Mi ritrovo in quel masso, aggirato dall'acqua. Sta lì fatalisticamente impassibile. Tanto scorrere a che gli serve? L'acqua passa, scende al lago e poi al mare che la ridonerà al cielo per offrirla ancora alla sorgente. "Tutto scorre", tutto passa. E' una possibilità di vita minerale con la variante di un poco di muschio o di un insetto, contento per una sosta. Un capriolo, poco più a monte, superato l'imbarazzo per la mia presenza, beve con rapidi sorsi e poi si allontana. Un tempo sorseggiato per quel tanto che serve, per pascolare sul prato al confine del bosco in cui è pronto un rifugio. Il capriolo, guidato dall'istinto, conosce una sua regola di vita. Già Dante annotava con un verso indimenticabile: "nati non foste per viver come bruti, ma per seguire virtude e canoscenza". Mi sono intanto spostato un poco più a valle. Lungo l'argine qualche pescatore tenta di catturare qualche trota. Mi hanno tirato grande anche con i proverbi. Ricordo: il mattino ha l'oro in bocca. Il lavoro stila il suo rapporto per uno stipendio, una carriera, un riconoscimento che non può mancare a costo di lasciar perdere anche altro, pure meritevole di attenzione. Guardo meglio, è un pensionato che per fortuna occupa il suo tempo così. Una persona sul ponte osserva lo scorrere della corrente. Immediato si affaccia il riferimento a chi vive in attesa perché prima o poi passerà il cadavere del nemico. Arrivo dove il torrente sfocia nel lago per il divertimento di ragazzi che corrono sfruttando la corrente. Si divertono con quegli spruzzi e mi ricordano un detto dei pellerossa: "correre nella corrente". Il tempo scorre e mi ritrovo non bloccato come un masso, in un fatalismo pesante; né preoccupato di mantenermi o di produrre, ma impegnato a prendere innanzitutto contatto con esso. Il mio piede conoscerà ora il disagio di un letto sassoso e ora il vantaggio di uno sabbioso. Gioia di una vera presa di coscienza delle opportunità che mi sono offerte e che possono svanire. Necessità di tenere il passo con il tempo, ben sapendo che, quando scorre veloce, è unitile forzare l'andatura, prima o poi rni offrirà, con la sua sosta in una pozza, la possibilità di un poco di respiro. Corro sfruttando la corrente e incontro altre persone che vivono il loro tempo con amore e coscienziosità. Lo scambio con loro non è solo di parole ma acquista il generoso spessore della fraternità e solidarietà. Insieme si va nella vita, insieme si progetta, insieme di scopre che tutto è dono, preparato da un grande amore che è lì pronto a ricevere l'atteso abbraccio, dopo tanto correre. In questa Settimana Santa sarà utile vivere l'esperienza del sostare con Gesù perché il suo dono non sia vano.

don giorgio

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