TRA IDEE E FATTI
da Camminiamo Insieme - anno
25, n.23 del 10/02/2008
di Don Piergiorgio Solbiati

E' tutta
la storia della filosofia a centrare l'attenzione sul mondo delle idee. La
mia riflessione è modestamente collocata sull'idea come progetto e la conseguente
realizzazione, cioè il fatto. Non occorre una grande forza speculativa per
affrontare l'argomento, mi basta elencare alcuni esempi per rendere chiaro
il problematico confronto. La classica lampadina dei fumetti che si accende,
illumina la mente, conducendola in una nuova condizione, si accompagna all'esclamazione
dello scienziato. Ben più modeste sono le mie idee, intuizioni o pensieri.
Mi ci affeziono, le presento ad altri, difficilmente me ne separo o le supero.
Eppure in passato ne ho scartate tante perché le ho viste deboli, fragili.
Ho visto tante idee tradotte da altri in concreto e sistematicamente mi sono
venute alle labbra espressioni tipo: "non sono azzeccati i colori", "il tutto
è pacchiano", "io avrei fatto...". Tutto è perfettibile, di certo però c'è
un fatto realizzato da altri, io ora sto lì solo con la mia idea, senza altro
riscontro che la mia valutazione.
E' legittimo esprimere osservazioni critiche però sono sterili
e inopportune se non conosco la storia di quella realizzazione con le difficoltà.
La teorizzazione ha comportato grossi problemi in campo educativo,
ha reso sterile un terreno altrimenti fertile, si è imposta con l'arroganza
di epiteti mortificanti, ha escluso consolidate esperienze. I risultati, tanto
deprecati ma al fondo ricercati, finiscono per provocare un accanimento ideologico
che non si ferma neppure di fronte all'evidenza. Le giustificazioni si sprecano,
l'attribuzione di colpe è normale, la decisione nei confronti di chi lavora
bene è motivo di derisione, la critica morde in ogni dove.
Trovo sempre di particolare interesse quanto Giovanni pone
all'inizio del suo vangelo proprio perché è la notizia per eccellenza: la
Parola di Dio si è fatta carne.
La bellezza della luce, la forza della vita, lo spessore della
verità, l'ampiezza della libertà si sono collocati nella carne di una persona
che ha voluto conoscere la crescita e quindi una progressiva continuità di
unione tra idea e fatto.
Mi lascia stupito il Gesù dodicenne che rimane fra i dottori
del Tempio perché ha coltivato dentro di sé un'attesa di Gerusalemme, del
Tempio e della dottrina al punto da dimenticare i genitori. Noi, sorpresi
come Maria, diciamo "perché ci hai fatto questo?". La risposta: "non sapevate
che devo occuparmi delle cose del Padre mio?". Che cosa vuoi dire se non che
sta facendo luce sul come vivere in fedeltà a Colui che sente Padre, pienezza
di vita, libertà, amore, luce, giustizia e pace?
E allora per me derivano alcune conclusioni pratiche. La prima
verificare le mie idee se sono conformi con lo Spirito di Cristo o con quello
mondano. Ambito privilegiato per questo lavoro è l'ascolto della Parola di
Dio. Immediatamente segue che chi ascolta la Parola e non la pratica è simile
ad uno che costruisce sulla sabbia.
Tra tanti intellettuali e operai lodevoli, sono chiamato a
compiere la fatica di una conoscenza sempre più profonda e vera per arrivare
ad una vita che si rende sempre più simile a quella di Cristo che passava
insegnando e guarendo. Cuore e mente, intelletto e opera, contemplazione e
azione chiedono una buona e giusta crescita per non finire fuori strada
don giorgio