UN GRAZIE A 360'

da Camminiamo Insieme - anno 25, n.18 del 06/01/2008

di Don Piergiorgio Solbiati

 

Come ogni anno una grande e bella attesa, anche se segnata dalla fatica della benedizione delle famiglie e poi finalmente è Natale.

Le nostre chiese, zeppe alla vigilia, riempiono l'animo di consolazione al punto da accompagnare l'uscita con le melodie ritmate dalle campane. I confessionali stretti e studiati apposta per tenere desto il confessore, sono in realtà i luoghi dove l'animo spazia finalmente libero e forte. La confidenza di un bambino o di una persona di qualsiasi età esce spontanea, fresca e viva, messa lì apposta per tonificare lo spirito. La familiarità è riscoperta con la sua dose di sapore buono, capace di allontanare quegli spettri che i telegiornali impongono con la presunzione di negare un valore che ha spessore e gusto non solo a Natale ma ogni giorno.

Il silenzio accompagna il rientro in auto, senza alcuna voglia di musica o notizie, basta ancora l'essere stato a tavola, quasi anticipo del banchetto dei cieli, di cui parla il vangelo. E' una solitudine popolata quella dell'abitazione. Gli auguri sì accodano e sono molto di più di quelli che stanno lì scritti da mano gentili. Al di là di questa teoria di care persone, si afferma la comunione dei santi, cioè la prossimità di quanti ho conosciuto ed ora sono nella pace. Ritrovo papa a capo tavola, con la mamma a servire e noi figli lì consolati dalla presenza, stimolati dalla vita ricevuta, incapaci di entrare nella nostalgia perché è quasi visione. Da qualche angolo affiora il bisogno di una bontà, sempre promessa per scritto fin dalla fanciullezza ed ora lì esigente e urgente. A tante persone ho suggerito, al termine della confessione di scrivere un pensiero ad una persona cara, elogiando le dimenticate qualità troppo spesso sfruttate e quasi mai riconosciute.

Voglio trattenere qualcosa per me e assaporarlo mentre scrivo e non mi pare giusto. Natale mi chiama a far sviluppare il mio animo come il vangelo parla della crescita di Gesù. Lui era un ragazzo di dodici anni con una gran voglia di crescere e diventare grande, io mi ritrovo con una prospettiva di lavoro di difesa. Tanti me l'hanno affermato a chiare lettere e dentro ingigantiva. Una anziana signora con i suoi centotrè anni: mi accoglie in piedi nella sua casa, pronta a rendere grazie a Dio e ai familiari, mantenendo una serenità che continuerà ad esprimersi anche se la gambe non sono più quelle di un tempo. Un biglietto con l'augurio di vivere ancora tanti Natali mi ha riportato alla realtà che di Natale in Natale mi avvio a quello definitivo in cui nascerò alla vista del cielo. Non riesco a formulare un numero perché non voglio collocarmi su un binario morto, pronto a reclamare per i ritardi di un treno che non passerà mai all'ora da me fissata. Per ora sto in carrozza con determinate persone e con particolari compiti. Il Signore mi faccia accogliere il suo amore che mi pone accanto a 360° persone che sono un dono per me.

don giorgio

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