QUALE
GIOIA A GERUSALEMME
da Camminiamo Insieme - anno
25, n.13 del 25/11/2007
di Don Piergiorgio Solbiati

Anche se a Gerusalemme
non ho agitato i rami di palma, mi sono ricordato che all'inizio dell'Avvento
è proposto il brano dell'entrata di Gesù. Al ritorno dal viaggio in Terra
Santa con 65 luinesi, quelle palme e i tanti olivi non mi parlano del loro
prodotto ma della Pace. Shalom è il termine ebraico costantemente presente
anche nelle scritte come nei saluti. I check point o un enorme murales con
il leone che atterra la colomba della pace sono sotti lineatura onnipresente
di una precarietà di rapporti, ulteriormente evidenziata dal muro invalicabile
che separa Betlemme da Gerusalemme.
I segni austeri
della religiosità ebraica sono lì al "Muro del Pianto", con uomini e giovani
di ogni età vestiti di nero con un cappello a larghe tese, al memoriale dell'Olocausto,
sulla enorme spianata dove un tempo sorgeva il tempio.
II mondo religioso
islamico si interseca senza soluzione di continuità con minareti e moschee,
richiami notturni alla preghiera, fedeli prostrati cinque volte al giorno
per la preghiera.
Noi in gruppo trascorriamo
accanto a questa umanità con sguardo curioso, attenti a catturare cultura
e sistema di vita.
Non è solo il programma
a trasferirci da una località all'altra, ma la gioia di incontrare le orme
di Gesù.
Le sue parabole
ci si aprono davanti con il pastore e il suo gregge, le reti e i pesci del
lago di Tiberiade, gli estesi campi coltivati, gli uccelli con il loro canto,
il ciclo e la terra, gli alberi e gli animali. Una scalinata che collega il
Monte degli Ulivi con Gerusalemme, ora siamo noi a percorrerla, ma un tempo
Lui con i discepoli; le piste nel deserto; lo sguardo sui percorsi tra un
campo e l'altro; la piscina dove è guarito il paralitico; il villaggio di
Nazaret con i trent'anni di vita povera; il Calvario nascosto in una basilica
zeppa di altari e confusione.
Le messe celebrate,
rivivendo il Natale o la Pasqua, le Beatitudini o l'Annunciazione lasciano
nel cuore una profonda presenza, suggerita da quel "fate questo in memoria
di me" e ancor di più "sono con voi sino alla fine del mondo".
Guardo negli occhi
dei partecipanti e, con inevitabile stanchezza per giornate lunghe e zeppe
di "scarpinate", trovo il lampo di un'intuizione, il calore di una preghiera,
lo stupore per un ambiente, la commozione per una parola, il ponte per un'intesa.
E' spontaneo aprirci a confidenze che vanno ben oltre i discorsi di sempre,
con una constatazione che per brevità riassumo con un termine "esercizi spirituali".
Come avviene per
un periodo di vacanza, per la frequenza ad una palestra, per l'applicazione
in un lavoro, ogni attività che ci porta ad una competenza o abilità, così
il praticare alcuni "esercizi" porta ad acquisire una capacità spirituale
che ha particolare importanza in ogni momento della vita.
Vista l'efficacia
di una simile settimana, non escludo di programmare qualche giorno in ambienti
capaci di aiutarci ad operare "un'immersione totale" per vivere quella vastità
di orizzonti che ci sblocchi da un'esistere dai tetti in giù.
Ci sono una luminosità
e un calore riservati a chi sa aprirsi a gustare nuovi percorsi per poi vivere
un po' più coscientemente e serenamente.
don giorgio