"MEMORARE NOVISSIMA"

da Camminiamo Insieme - anno 25, n.10 del 4/11/2007

di Don Piergiorgio Solbiati

 

 

II telegiornale mi accompagna a pranzo e a cena. Quando diventa una compagnia che si attarda su notizie trite e ritrite magari per mesi, inizio un salutare digiuno televisivo. Poi mi riprendo per dirmi che non è giusto allontanare i problemi e i drammi di questo mondo. Sono giunto ad una saturazione tale da non reggere alla strategia del raggruppamento di violenze, soprusi, morti. Capisco perché dei bambini della scuola materna mi parlino di questo mondo qualificandolo brutto e pieno di mostri. Spengo la televisione quando sullo schermo appare la cartina geografica dell'Italia settentrionale con il titolo "rapine in villa", mentre il commentatore snocciola in sequenza da settembre a fine ottobre una sequela di brutalità efferate. Si procede per aree omogeee ormai ben conosciute: pedofilia, stupri, violenze familiari, satanismo, incidenti automibilistici causati da etilismo o droghe. Sul fianco destro della chiesa di San Pietro in Campagna nel 1700 fu realizzata una piccola stuttura, una sorta di cappella per custodire le ossa di defunti esumati. Ora sopra la cancellata c'è un ornato floreale che ha sostituito una "danza macabra", testimoniata, mi dicono, in un non ben identificato scritto e in qualche illeggibile traccia. Non ricordo quale preghiera ho usato per non riproporre più una ridda di scheletri. La televisione mi costringe ogni sera ad una danza macabra ben più drammatica ed impressionante. Si dice, da qualcuno, che nella predicazione non si parla più dell'unico fatto certo ed ineluttabile che è la morte. La televisione è il nuovo pulpito dove la morte tiene continue esemplificazioni delle più svariate possibilità, tempi, modalità di incontro. Il mese di novembre è dedicato dalla pietà popolare ai defunti e allora mi permetto di suggerirvi alcuni modi per viverlo. Il primo è un digiuno televisivo, compensato dal fare memoria di persone che ci hanno preceduto. Il passare del tempo ci fa prendere commiato da tante persone care che ricordiamo con una foto in casa e al cimitero. Stilare con l'aiuto dei familiari un albero genealogico, ricordando date ed episodi significativi, può coinvolgere adulti e piccoli, terminando con una preghiera. C'è un tesoro di detti sapienziali sul tempo che può essere interessante collezionare prendendo dalla Bibbia o da altro. Ne propongo un paio. La prima "chi serve Dio di buon cuore non deve aver paura di venire a questo ballo, deve anzi venirci allegramente e non aver paura", il ballo di cui si parla è appunto una danza macabra in cui ad uno scheletro si affianca un uomo o donna con le vesti della sua professione. L'altra è da riproporre nell'italiano antico "ogni orno more e questo mondo lassa; chi ofende Dio amaramente passa". Infine la fede "nella comunione dei santi" ci invita alla preghiera, alla confessione, a gesti di carità, alle indulgenze, a far celebrare messe per giovare ai nostri defunti e ottenere per noi uno sguardo più profondo e responsabile di fronte alla vita terrena e a quella eterna. Pascal constatava: "gli uomini non avendo potuto guarire la morte, l'ignoranza e la miseria, per vivere felici hanno deciso di non pensarci". Di fronte a commenti sbrigativi, curiosità morbose, indagini di provetti detectives, scommesse su colpevoli o meno, folle per assistere a processi, sempre di fatti pesanti e mortali, si sta come spettatori di un film e non come partecipi di una amara e tragica conclusione di esistenze umane. Gli antichi saggi avevano questo detto latino "memorare novissima tua et in aeternum non peccabis", ricorda i fatti ultimi (cioè morte, giudizio, inferno e paradiso), e non peccherai mai (cioè non vivrai rincorrendo l'apparenza).

don giorgio

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