da Camminiamo Insieme - anno 24,
n.9 del 29/10/2006
Nella terza domenica
di ottobre ricorre l'anniversario della consacrazione del Duomo di Milano,
chiesa madre di tutte le chiese della diocesi e cattedrale cioè luogo dell'insegnamento
del vescovo. Il vangelo che si legge (Giovanni 10, 22-30) porta in me una
suggestione con quell' "era d'inverno e Gesù passeggiava nel tempio sotto
il portico di Salomone". Qui voglio tentare di far emergere quanto provoca
in me.
Il tempio di Gerusalemme
era una progressione di cortili, circondati da portici, fino ad arrivare agli
altari per i sacrifici e come fondale il tempio vero e proprio, con una prima
parte detta il Santo in cui entravano solo i sacerdoti, al di là di un tendaggio
si apriva un altro locale, il Santo dei Santi, a cui accedeva solo il Sommo
Sacerdote una volta all'anno. Il freddo invernale fa quindi cercare riparo
sotto i portici, ma il gelo arriva con le parole dei Giudei: "sei tu il Cristo,
dillo a noi apertamente".
E' una chiara provocazione,
non è solo una domanda. Dall'eventuale risposta affermativa scatterà subito
il pandemonio. Questi non gli vogliono bene, sono pronti a fargli del male.
Vedono le sue opere e le fraintendono, ascoltano le sue parole e le banalizzano,
spiano il suo vivere per coglierlo in errore.
Quanto male è possibile,
quando il gelo prende l'animo e il cuore!
Il percorso triennale
diocesano ha per tema la famiglia e un primo obbiettivo è quello di farla
vivere in quel calore d'amore che ogni persona cerca quando impegna la propria
vita con un'altra.
Eppure con sgomento
tocco con mano l'amarezza di tanti ragazzi e ragazze con i genitori separati.
Non è certo mia intenzione
giudicare situazioni personali che meritano ascolto e premura per una sofferenza
tanto grave.
Rimane per me importante
offrire delle indicazioni per il vivere familiare che prendo dal vangelo di
domenica 8 ottobre (Marco 10, 2-16) che si apre con la domanda: "è lecito
ad un uomo ripudiare la propria moglie?". Gesù risponde non solo a loro ma
anche a noi, offrendo quattro indicazioni.
"Per il vostro cuore
duro", tale diventa una vita che si blocca nel distribuire colpe a tutti,
tranne che a sé. Si supera imparando a riconoscere che per "mia colpa..."
qualcosa si guasta. Un cuore di carne è pronto a guarire il difetto, non a
mortificare la persona.
"All'inizio non
era così", nessuno spezza il sogno e l'ideale, ma se vuole realizzarlo, allontana
l'orgoglio e invoca "ripetimi, Signore, la parola che ha suscitato in me la
speranza" e questa speranza è nel favorire l'incontro a qualsiasi costo.
"Il Regno di Dio
è per chi si fa bambino", cioè la felicità familiare è per chi sa fare spazio,
prende in considerazione ogni più piccola occasione per costruire la casa,
mattone su mattone.
"Gesù abbracciava
e accarezzava i bambini", non si perde autorità se si apre il cuore, si esprime
confidenza e si offre un po' di tenerezza, non in modo episodico, ma come
scelta importante di relazione sponsale e familiare.