LIBERACI DAL MALE

da Camminiamo Insieme - anno 24, n.26 del 24/3/2007

 

 

Mi fermo per strada, saluto una persona con il volto segnato dallo sgomento per la profanazione del cimitero di Voldomino. Continuo il mio percorso, lo sguardo fisso a terra. Quando mi riscuoto per un altro saluto, mi accorgo di essere in via XXV Aprile, ricordo della liberazione. Istintiva scatta l'associazione e si fa quasi invocazione: "liberaci, Signore , da gesti cosi infami". Una sosta al santuario del Carmine perché lei, come Madre, parli al cuore di questi suoi figli e li riporti sulle vie del rispetto, della civiltà e fraterna convivenza. Decido di andare subito per una preghiera, con la compagnia di due suore. Davanti al cimitero il piazzale è pieno di auto e intravvedo tanta gente che si muove per i vialetti con il capo chino. Incominciamo la preghiera del Rosario ma è impossibile continuare. La gente mi manifesta sdegno, costernazione, rabbia, imprecazioni con voce sommessa o alterata. C'è chi riordina la tomba dei propri cari e chi la contempla con sguardo smarrito. Qualcuno piange e le lacrime si vedono brillare sulle ciglia, mentre non esce parola e la mano si stringe con fiducia alla mia. Il "perché?" ritorna con insistenza, mi chiedono "il senso" di tutto questo disordine in un luogo tenuto sempre con cura e ora violato con lastre di marmo divelte o spezzate, statue buttate a terra e fiori con i loro vasi sparsi sul viale. Perché?! C'è chi se la prende con tutti e con tutto. Penso alla tomba dei miei cari genitori ed anch'io mi chiedo, perché? Mi ritrovo a suggerire un "l'eterno riposo" ad un gruppetto di persone e poi a chiedere per gli autori di questi gesti assurdi il ravvedimento. Mi fa paura pensare ad un futuro dove uno può arrivare a produrre fatti capaci di ferire la vita e i valori. La materialità dei danni arrecati può essere valutata e rimborsata da assicurazioni. Qui però è brutalmente infetto un danno morale, è spezzata una continuità di affetti. Riesco ad intuire perché delle persone provocate a ripudiare la propria fede, siano rimaste fedeli al punto da metterci la vita. I martiri sono appunto quelli che non commercializzano tutto, ma che sanno che c'è qualcosa che fa la dignità di una persona. Ora sono in chiesa e mentre prego, scrivendo queste note, mi immagino di essere familiare, conoscente, compagno di lavoro di una delle persone che hanno compiuto questo vandalismo. Non ci riesco! Prego Dio di aiutarmi a stare con trasparenza nella fiducia di tutti e, dopo un misfatto, di avere !a forza di pentirmi e di non continuare come se tutto fosse normale. Mi verrebbe spontaneo chiedere tante prevenzioni, misure di sicurezza, maggiore vigilanza. Mi confermo invece sempre più nel proposito di lavorare perché si creino sempre maggiori convergenze su ciò che è nobile, giusto e merita lode. don giorgio

Archivio


Torna alla pagina iniziale