
Giovedì 24 agosto sono alla Scuola Materna quando verso le 14 il vento scaraventa foglie, grandine, a fatica blocco quell'invasione per correre come altri a chiudere finestre, ma ormai il danno è lì evidente con vetri a pezzi, chicchi di ghiaccio sul pavimento, una grossa lastra di marmo scaraventata a terra in schegge taglienti e il primo dei tre stupendi pini marittimi pronti a dare il benvenuto a chi scende in città da Fornasette, dolorosamente e pudicamente a terra, senza invadere la sede stradale. A casa, mi attende la scala con ogni gradino contrassegnato da mattoni e schegge delle tegole di vetro del lucernario sfondato dal camino. La prepositurale accusa i suoi danni con vetrate infrante, tegole in disordine e lo stesso al Carmine e a S. Giuseppe. Le suore se la cavano con acqua nei seminterrati e S. Pietro in Campagna con le sue impalcature e teli, rimane intatta. Lo spettacolo che la città soffre conosce l'impegno di Vigili del Fuoco, Protezione Civile, personale del municipio e della Comunità Montana. Scendo sul lungolago, la strada è zeppa di rami, foglie, mucchietti di grandine sono sparsi qua e là, non si circola con le auto per lasciare spazio ai mezzi e agli addetti ai lavori. Molti sono fermi lì stupiti a guardare il grande cedro, orgoglio della piazza, ora aggredito a terra dalle motoseghe con il loro urlo prolungato. Un giovane ha la voce incrinata nel dirmi che fin da fanciullo l'a veva scelto come presenza nel suo crescere. Paura per le statue che coronano il frontale della chiesa di S. Giuseppe e sono lì ancora ad indicare a tutti il cielo o come Maria con le mani giunte per un'invocazione. I tetti del Palazzo Verbania e dell'AVAV non hanno retto alla furia dell'uragano e anche i mitici platani se ne stanno con le larghe foglie triturate e là, dopo il Carmine, il lavoro è frenetico per liberare la strada e una villa dall'enorme platano atterrato. Qualche tegola in disordine al Carmine, ancora i grossi rami del cedro della Casa Incontro spezzati reclamano pietà per un maestoso albero, ora malridotto e a rischio che non può continuare la sua problematica presenza. Nel nostro Santuario la vetrata all'altare dell'Addolorata non è rotta ma ripiegata perché sganciata dall'intelaia tura. Ritorno per via Veneto e trovo un cumulo di lamiere lì a terra, infelici resti del tetto del condominio. Mi ripetono che non ci sono vittime e mi capita davanti un pezzo di lamiera, mi prende un brivido; mi sgomenta l'auto schiacciata da un tronco; tutta quella roba per terra la vedo come proiettile che non ha raggiunto il bersaglio. Mi ridesta una persona che mi parla di fortuna e destino, la lascio continuare, mentre vedo la nostra basilica fino alle 11.30 di questa mattina con 400 soci dell'Associazione Alpini del Piemonte vivere la Messa. Mi si affacciano le parole del vangelo di domenica 27 agosto: "la carne non giova a nulla". Commento questa frase nell'omelia e chiedo a tutti di ringraziare la Provvidenza di Dio che i nostri padri ci hanno insegnato ad invocare. Maria che onoriamo come Madonna della Cintura proprio in questa domenica ci accolga con questa antica preghiera che più volte ripeto e propongo anche a te: sotto il tuo manto ci rifugiamo Santa Madre di Dio: non ignorare le nostre preghiere, ma liberaci da tutti i pericoli, o Vergine gloriosa e benedetta. don giorgio
don giorgio