da Camminiamo Insieme - anno 24,
n.13 del 26/11/2006
La preghiera è il
momento in cui distinguo ciò che è prezioso da ciò che è superficiale, banale,
insignificante. Che è tutta roba da vendere per avere ciò che è prezioso.
A volte do per penitenza
nelle confessioni di tornare a casa non a dire le preghiere, ma a pregare,
a stare in silenzio e dire: io questa casa con che cosa la sto riempiendo?
Se la sto riempiendo di cose vili, insignificanti, ripetitive, noiose, stanche,
Signore, sono qui a dirti: donami di scoprire ciò che è prezioso. Lo stesso
nell'amicizia. Bellissima l'amicizia. E' un tesoro. E' una cosa meravigliosa.
Però quanto è facile banalizzarla, renderla sciocca e insignificante. L'amicizia
è nel cercare il bene. La complicità è nell'arrivare a combinare qualcosa
che non va bene. E così, l'uso del denaro, del tempo, della salute. Sosta
di fronte alla parola che dice il profeta Geremia "Ritorna a me , starai alla
mia presenza se saprai distinguere ciò che è prezioso da ciò che è vile, insignificante,
superficiale". E' un vantaggio enorme avere vicino una persona che vale. Quale
lode a Dio una persona che sa mettere davanti a tutto il Regno di Dio. Questo
è quello che è prezioso agli occhi suoi; lavorare perché ci sia un po' di
Regno di Dio tra di noi, nel nostro vivere. Molte volte siamo ostacolati in
questo incontro con ciò che è prezioso. Ostacolati dai pensieri, di fatti
che sono in noi, attorno a noi A scuola da ragazzi magari un calamaio ti andava
a finire sul quaderno. Veniva fuori che ti faceva vergognare, innervosire.
(omissis…)
A volte veramente
si ricevono delle offese. Le offese fanno male. E però anche qui non si deve
rovesciare il calamaio sul quaderno della nostra vita, perché se no è un guaio.
Non ce la caviamo più. Una persona mi diceva: "Come faccio io a confessarmi?
Sono anni. Ce l'ho col Signore". Fino a quando tieni questo rancore vivi male
e fai vivere male gli altri. Mi colpisce sempre Davide che deve lasciare Gerusalemme
perché il figlio Assalonne sta congiurando contro di lui. E mentre esce da
Gerusalemme, un discendente di Saul lancia sassi, lo insulta. Uno dei guerrieri
di Davide dice: "Io vado, gli taglio la testa". E Davide dice: "Lascialo,
è il Signore che gli mette in bocca questa parola perché io mi ravveda, perché
ritrovi ancora l'umiltà del cuore".
Dimenticati Signore
delle mie offese, abbi compassione di me. Fa' che abbia un cuore capace di
vivere questo ritmo, questo battito, questa realtà.