"INCAGLIATO TRA GLI SCOGLI"

da Camminiamo Insieme - anno 23, n.37 del 21 maggio 2006

Tagore, il grande poeta indiano morto nel 1941, mi propone di sostare su questo suo raggio di luce: " ora che la giovinezza è tramontata, mi sono incagliato tra gli scogli, e posso così sentire la musica profonda dell'intero universo. E il cielo mi apre il suo cuore di stelle!" Quante persone incagliate come un'imbarcazione fatta per solcare i mari, bloccate come prigionieri fissati ad una catena! Li incontro segnati da una disgrazia che li ha posti in una nuova situazione, completamente diversa dalla precedente, difficile o impossibile da accettare eppure è il fatto nuovo.

Nelle confessioni dei genitori dei bambini della prima comunione si ha il contatto con una vita impossibile per la fretta, le cose, gli impegni, gli spostamenti... senza neppure la gioia di fermarsi a gustare la bellezza della propria famiglia. Lo sto dicendo a tanti, forse a troppi, che hanno dei figli meravigliosi e loro sono lì a darsi nervosismi e tensioni invece di gustare la gioia di un rinnovato incontro familiare. Gente incagliata che vorrebbe tornare a fare, gente libera che vorrebbe fermarsi e assaporare le voci dell'universo, arrivando fino al cuore del cielo. Sia gli uni che gli altri mi seguono, sottolineano che così dovrebbe essere la vita, ma poi ti dicono che c'è da fare i conti con la durezza di una prosa scarna e non con il calore generoso della poesia.

Personalmente sto cercando di educarmi a queste nuove sensibilità, di aprirmi su questi orizzonti, di uscire dal continuo esasperato correre con piccole attenzioni e scelte quotidiane.

Mi ha fatto un bene enorme essermi fermato per una settimana con cieli nuovi e mondi nuovi, libera la mente, aperti gli occhi, desideroso di capire altri ambienti, attento al ricupero del mio io, pronto a misurarmi con gli imprevisti senza arrivarci impreparato.

Qualcuno, al ritorno, si è accorto di un parlare più quieto e pacato, di una pace che traspare sul viso. Incagliarsi non è negativo né malvagio, è provvidenziale, anche se poi ti trovi addosso quanto è rimasto lì.

C'è qualcuno che, accanto al lavoro, dedica tempo per aiutare, sostenere, risolvere, essere vicino. Poi si sente nervoso e stressato perché non ha più tempo a sufficienza. Sto imparando che il tanto daffare, l'esagerato carico di impegni nasconde la paura di qualcosa. Per me c'è l'opportunità di considerare l'identico stile di vita, e allora mi fermo, lascio sbollire la tensione, ricupero un po' di calma, ascolto un'altra voce e poi riprendo. Mi sono "incagliato tra gli scogli" e non è stato naufragio.

Una persona con amarezza mi confida di essere delusa per non avere riscontri adeguati alle attese nell'ambito lavorativo.

Mi accorgo che ci ha messo tanto di tempo, intelligenza, energia e poi qualcuno è stato favorito. Mi sembra proprio "incagliata" per bene, e, per quanti sforzi possa compiere, non ne uscirà. Le suggerisco di ricuperare se stessa con calma, non bisogna perderci la vita, anzi altre opportunità possono presentarsi.

Potrei continuare a raccontare di me stesso e delle altrui difficoltà, al fondo ritrovo sempre che un po' di buio può permettermi di ritrovare le stelle per orientarmi.

don giorgio

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