DUE FRASI PER VIVERE
da Camminiamo Insieme - anno 23, n.36 del 14 maggio 2006
Se c'è un tempo nell'anno liturgico che più mi affascina è
quello dopo Pasqua.
Anche se i vangeli propongono sempre gli stessi brani, mi soffermo
a meditarli con una passione sempre nuova anche perché altri interrogativi,
dubbi, perplessità si sono affacciati, più o meno prepotentemente, al davanzale
della mia vita.
Non è facile stare davanti al declino progressivo, al pensiero
della morte, alla proposta di Cristo di un posto in cielo. Il brano dei discepoli
di Emmaus in Luca 24 è talmente invitante e vicino da suggerire in ogni frase
spazi nuovi allo spirito.
Scelgo due frasi. La prima è quel "rimani con noi perché si
fa sera" che tante volte cantiamo mentre ci avviciniamo per ricevere la comunione.
E' una cortesia e premura nei confronti di un viandante che
non si vuole lasciare solo ad affrontare la notte, sempre tanto ricca di insidie
e problemi. Lui acconsente e, a tavola, si offre come colui che, facendosi
conoscere allontana ogni tristezza.
La sicurezza che cerco nella casa, compagnia, attività, divertimento,
impegno, mi occupa al punto da pensare che non esista altro e dal loro buon
esito, cerco quella soddisfazione che non riesco ad offrirmi. Come i discepoli
di Emmaus, ho bisogno di aderire a quel Gesù che mi accompagni nelle sere
della vita. Sono tanti i momenti che si annunciano pesanti, difficili, zeppi
di dubbi, carichi di solitudine.
E' il mondo piccolo del mio animo, vasto quanto la terra intera,
sono le relazioni più o meno riuscite, la religiosità che stenta ad aprirsi
in autentica fede, l'amore spesso arenato sulla spiaggia dell'io che richiama
tutto a sé, il tempo che trascorre lasciando i segni e lanciando segnali,
la salute personale o dei familiari, la crescita dei figli, la continuità
lavorativa, il futuro...
Non voglio rovinarmi la vita ma non mi va nemmeno di comportarmi
come lo struzzo che nasconde la testa nella sabbia, pensando di essersi nascosto.
Mi arriva in soccorso l'altra frase: "davvero il Signore è
risorto" e quindi può finalmente stare e farsi compagnia per ogni persona.
Con lui si può riprendere il cammino, immagine della vita, senza riprendere
discorsi triti e ritriti, ma offrendo quella lettura del momento che mette
luce e calore nel cuore e quindi non fa andare or qua or là.
Con Lui si può sostare a tavola e vederlo spezzare il pane,
segno di sua vita donata per amore.
Così è possibile affrontare la strada che li riporta a Gerusalemme
senza curarsi della notte, perché la luce è nel cuore e il pane spezzato è
stato opportuno nutrimento. Per noi c'è l'incontro settimanale con il Risorto
nella messa. La sua Parola e il suo corpo sono capaci di renderci ben presenti
e vivi, motivati e sinceri per noi stessi e per gli altri.
La grazia che dobbiamo chiedere è quella di occhi che sappiano
contemplare e accogliere Lui nei segni che ci ha
don giorgio