SI ENTRA PER PREGARE, SI ESCE PER AMARE
da Camminiamo Insieme - anno 23, n.34 del 30 aprile 2006
Un'attenta ricerca in archivio potrebbe mostrare i dati precisi
delle comunioni pasquali all'inizio del 1900. Da tempo non si compiono simili
censimenti, ritengo però doveroso uno sguardo sulla Pasqua che è la festa
principe per un cristiano.
Con le ben partecipate e numerose celebrazioni del Giovedì,
Venerdì e Sabato Santo, siamo giunti alla folla che nel giorno di Pasqua ha
riempito la Prepositurale ad ogni messa.
Anche se noi sacerdoti non parliamo più del precetto pasquale
"confessarsi almeno una volta all'anno e comunicarsi a Pasqua", non è possibile
dimenticare che un cristiano deve considerare importanti alcuni momenti e
fatti per la propria vita di fede.
I sacramenti ci offrono Gesù che oggi, come duemila anni fa,
opera perché ogni persona senta di essere cara a Dio Padre, e a sua volta
si impegna a promuovere quella civiltà dell'amore che allontani sempre più
il dominio del male e avvicini il Regno di Dio.
Nella cronaca della Pasqua a Nassirijah tra i nostri soldati,
il cronista rimane colpito da una scritta: "si entra per pregare, si esce
per amare". Non è una frase ad effetto, ma l'inevitabile esito di chi si avvicina
a Cristo per ascoltare la sua Parola e riavere il nutrimento del suo Corpo.
Forse manca questa volontà di esposizione all'azione del Signore.
Si può cercare in chiesa un po' di calma e pace, si può andarci
per adempiere il precetto della messa domenicale, si può trovare un conforto,
ma non mi sono esposto all'azione di Gesù, sono rimasto ancora io a decidere
di usare, per il mio bene, il Signore.
Una certa familiarità con il vangelo ci offre subito che Gesù
ascolta ogni per sona con le sue esigenze e poi è Lui ad agire, è Lui a indicare
la direzione.
Lasciare spazio a Gesù è allora vivere il momento religioso
in chiesa nella certezza che Lui ci manda ad amare.
Anche per noi, come per i soldati in Iraq, uscire incontro
al mondo non è senza rischi, provocazioni, questioni, comunque noi siamo andati
ai sacramenti perché siamo quelli che credono alla forza dell'amore di Cristo
e vogliamo crederci al punto da portarlo fuori di chiesa. I risultati ci sono
per quanti credono e vivono nella certezza che Cristo è il Risorto e non solo
intercede per noi, ma si accompagna con noi. In questi giorni, nelle numerose
confessioni, debbo riconoscere che, accanto a chi, e sono sempre meno, con
troppa facilità dichiara di non avere peccati, ci sono sempre più persone
che cercano Gesù, che lo invocano, ne sperimentano la presenza e la pace,
non possono farne a meno perché li orienta, li sostiene, li aiuta a trovare
nuovi orizzonti e spazi per praticare relazioni più intense e vere in famiglia,
al lavoro, tra amici.
Allora il minimo che mi sento di augurare ad ogni cristiano
di Luino è di cercare il Signore mentre si fa trovare nei sacramenti per offrirlo
poi, con la serenità e bontà, nelle diverse relazioni.
don giorgio