QUINDICI ARTISTI per una VIA CRUCIS

da Camminiamo Insieme - anno 23, n.3 del 18 settembre 2005

 

La nuova Via Crucis opera di quindici scultori ci offre altrettanti sguardi, racconti sulla Passione di Cristo o meglio sono memorie di Cristo.

Il "fate questo in memoria di me" è qui attuato dopo una personale contemplazione che ha permesso di attuare questa testimonianza a tutti. Ogni eucaristia è la nostra risposta alla sua richiesta di memoria che non può restare ferma e chiusa nel culto, ma attuarsi nella vita.

La Via Crucis mostra chiaramente che Gesù non si è fermato nel cenacolo, si è incamminato verso il Calvario per continuare quella scelta indicata ogni giorno, proposta in concreto a tutti perché l'Amore non si arrende mai.

Tradimento, abbandono e rinnegamento dei discepoli incontrano preghiere e inviti, sollecitazioni e sguardi che portano alle lacrime o all'indifferenza. Giudizio e condanna aprono un cammino non certo facile, segnato ormai dalla condizione di destinato alla morte.

Nei suoi confronti tutto è consentito, su Lui si è convinti di poter scaricare frustrazioni e fallimenti. I martiri lontani o vicini ci mostrano che la vera adesione a Cristo non teme falsità, giudizi e condanne.

I vangeli non parlano di cadute nel salire il Calvario, trovarne tre nella tradizionale Via Crucis è indicazione evidente di quella precarietà già sottolineata dalla Bibbia: chi sta in piedi, veda di non cadere: "perché possono cadere anche i cedri del Libano".

La sicurezza per la salute e posizione economica, successi e capacità, fede e bontà di vita non considera le persone che, cadute, non si sono più rialzate.

Anche in un percorso tanto tormentato e provato ci sono piccole e brevi oasi di cordialità con la Madre, di umanità sollecita nel gesto di Veronica, di solidarietà fraterna con il Cireneo, di compianto da parte delle donne di Gerusalemme.

E' il costante rischio di isolarsi per i motivi più diversi, forse prevale l'incomprensione e il sentirsi vittima non tenendo conto di tante presenze ritenute così negative da oscurare perfino il tanto bene che ci circonda.

La continua fusione tra anima e corpo porta a contra- sti, intolleranze, paure, possessi, aridità che a volte si pacificano, sperimentano armonia, acconsentono a mete con straordinaria freschezza.

Tante sofferenze si esasperano per la debolezza della salute, per le dipendenze che l'anzianità impone.

Il ricatto affettivo, l'attaccamento a beni materiali, la rivendicazione di spazi, il rimpianto per il passato prima o poi ci segnano mentre cerchiamo una coperta sempre insufficiente per coprire la nudità che il Cristo arriva a sperimentare sul Calvario.

Una cosa è portare la croce altra esservi inchiodato. Accanto alle stigmate di tanti santi, scopro le piaghe che potrei guarire o almeno non procurare.

Le parole di Cristo in croce sono testamento, grido, supplica al risveglio.

La sosta nel grembo della terra pronto a dare il nuovo frutto incontra un susseguirsi di atti non per la fine, ma per un inizio per noi bisognosi di risurrezione,

don giorgio

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