AL DI LA’ DI OGNI RUOLO

da Camminiamo Insieme - anno 23, n.25 del 26 febbraio 2006

II Gesù spogliato delle vesti di Lucilia Gattini è per me segnato da una profonda sensibilità che colgo in quella veste o mantello che il soldato strappa a Gesù. E' lo schiavo, presentato al pubblico perché possa decidere per l'acquisto, dopo aver valutato salute, forza, capacità.

E' il prigioniero in posa per una foto che riveli ogni aspetto fisico, senza lasciare possibilità alcuna di sotterfugio.

E' l'uomo a cui si vuoi togliere tutto, a cui non si riconosce alcuna dignità.

Ma Lui è lì dignitoso e libero, sereno e fiducioso: non sfida nessuno ma si presenta, non nasconde il volto, ma, mite, intrattiene lo sguardo su ciascuno.

E' l'uomo che si consegna, non fa resistenza. Le braccia, abbandonate lungo il corpo, potrebbero dimostrarsi abili e pronte alla lotta.

E' un modello che si offre all'artista per una lettura e interpretazione che indirizza verso il perdono, la disponibilità, la non violenza, la tolleranza, la compassione, la serenità. La figura di Cristo non è un ente a sé, acquista evidenza e consistenza per la figura del soldato che sta di profilo, in primo piano, completamente velato.

Mentre Gesù si rivela, è senza veli, questo si tiene ben avvolto nei suoi abiti perché da essi dipende la dignità.

Non soio il ruolo genera importanza, anzi si conferma con quel sottrarre all'altro quanto protegge, nel caso la veste o il mantello.

Le cose, il ruolo, i riconoscimenti possono coinvolgere tutta l'esistenza fino a stabilire mete, obbiettivi decisivi fino a sacrificare tanti altri valori.

La lancia è lì pronta a difendere il pacchetto di beni che non è possibile lasciarsi rubare, ne andrebbe di mezzo tutta l'onorabilità, il lavoro e la fatica di una vita.

Non c'è altro con cui impegnarsi, né paesaggio né orizzonte, né cielo né terra, tutto è lì in quella spogliazione per accaparrare.

Fissati i toni scuri nel soldato e quelli chiari nel Cristo, c'è quel rosso mattone che tutto avvolge, vera materia costitutiva.

E' quell'essere di terra che alla terra ritorna in un destino che accomuna, anche se in tempi e modi diversi.

Polvere sia il ricco che il povero, l'intelligente e l'ignorante, il buono e il cattivo, ma solo polvere?

La risposta è in quell'ascensionalità del Cristo che è pronto a tornare al Padre.

La bellezza di una vita che si fa dono è già riscattata, non dal ricordo dell'uomo, ma dall'amore di Dio che accoglie chi ha cercato di svelare qualcosa del divino che è in ciascuno di noi.

don giorgio

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