A MALINCUORE

da Camminiamo Insieme - anno 23, n.18 del 8 gennaio 2006

 

Il Vicario Episcopale, nel giorno di Santa Lucia, mi telefona che monsignor Giampaolo Ferrano ha deciso di ritirarsi a Varese nella casa di riposo per sacerdoti, mi raccomanda di non dire nulla per ora, ma dopo le feste natalizie.

Una folla di considerazioni si assiepa nella mente, mentre rivolgo una domanda: è stata una sua decisione ed è sereno?

La conferma alla risposta del Vicario arriva da don Paolo che incontro nel pomeriggio, solo, a pregare nel suo amato santuario a fianco della Vergine del Carmelo, quasi a trovare ancora protezione e rifugio sotto il suo manto.

Fino a quando sono riuscito a compiere il mio ministero, raggiungendo anche Colmegna e Cremenaga, ero tranquillo, ora i medici hanno detto che posso celebrare la messa, tenendo presente la precarietà della salute.

A nulla serve fargli notare che la celebrazione della Messa e comunque la sua presenza nel Luinese, a cui ha dedicato una vita, è importante.

La conversazione continua, anche in casa, rievocando la maturata scelta di lasciare il ministero di parroco. Mi spiega di essere giunto a questa determinazione già in ospedale per confermarsi poi nella decisione, dopo l'accurato esame di controllo.

Lo ammiro per la lucidità dell'analisi dei diversi elementi, lo sguardo fiducioso nei confronti del futuro, come dice lui, di un ottantenne a rischio, avverto, al dì là della sicurezza, un'anima che ripercorre volen- tieri il passato da cui è duro e doloroso allontanarsi, scegliendo per il presente di non "rovinare quanto di bene ha fatto". All'ammirazione si aggiunge l'amarezza di non potergli dire altro, a decisione ormai presa. Non rimane che offrire, se non dovesse trovarsi bene o desiderasse tornare, saremo sempre pronti ad accoglierlo.

Non mi sento di dire altro che una grande riconoscenza per il bene compiuto tra noi e augurargli di continuare a far splendere sul volto la gioia del suo sacerdozio.

So che per tutti è un distacco doloroso perché mancherà la presenza saggia di confessore e direttore spirituale, la predicazione convinta accuratamente e a lungo preparata, il mantenersi aggiornato perché cosciente dei tempi nuovi, la cordialità di saluto, ascolto e incontro con adulti e anziani, ragazzi e giovani, la devozione e passione per il nostro santuario che lo prego di ritenere sempre suo con la gioia di riaccoglierlo per delle celebrazioni.

Portiamolo non solo come ricordo nel cuore, ma soprattutto facciamo nostra quella sequela dì Cristo con Maria che ci ha testimoniato per quindici anni. Don Paolo siamo sicuri che ogni giorno ci porterà tutti con sé all'altare del Signore e saremo presenti, nel passare di grano in grano, al suo Rosario.

don giorgio

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