STARE NELLA CITTA'
da Camminiamo Insieme - anno 23, n.16 del 18 dicembre 2005
Riprenderò i commenti alla Via Crucis più avanti nel tempo,
così da arrivare a concluderli per Pasqua. Mi soffermo sulla liturgia di questi
giorni che si aprono sul Natale e trovo: "non temere Sion, non lasciarti cadere
le braccia; il Signore tuo Dio in mezzo a tè è un Salvatore potente, per tè
esulterà di gioia".
Leggo e spontanea si afferma una sostituzione, invece di Sion
(altro nome di Gerusa- lemme) metto Luino e subito mi si presenta una serie
di emozioni, attese, invocazioni, considerazioni.
La ripetizione "non temere", "non lasciarti cadere le braccia"
mi colloca, con immediata evidenza, in un clima di sgomento, allora dettato
da particolari situazioni storiche e oggi, per noi, da altre.
Se un tempo, neanche lontano, uno nell'adesione ad un gruppo
o partito, associazione o movimento ritrovava una propria sicurezza e chiarezza
dì fronte alla vita, ora si discute e litiga anche tra soci e amici.
Anche nei confronti della Chiesa, dei vescovi e sacerdoti molti
reclamano posizioni ferme e decise, salvo poi trovarle discusse e rifiutate
non solo dai mass media ma anche da altri che pure sono praticanti.
Sgomento e trepidazione prendono corpo proprio nel sentire
mancare il terreno sotto i piedi. Certo si continua a lavorare, si è sempre
più impegnati, il tempo non è sufficiente, si vuole arrivare a tutto ma si
finisce per rimanere inebetiti di fronte alle domande più importanti che,
anche se ignorate più o meno a lungo, finiscono per riaffiorare.
"Complessità" è la parola che oggi viene identificata come
capace di sintetizzare questa situazione. Tutto è terribilmente complesso
anche perché non avviene secondo i nostri programmi ma al- l'improvviso.
Idee e pensieri, visioni e condi- zioni di vita, pro- blemi
e interroga- tivi, proposte e emozioni riem- piono giornali e telegiornali,
saggi e riviste.
La nostra città sperimenta come tutte le altre società questa
condizione. Cosa vuoi dire oggi "in mezzo a tè c'è un Salvatore potente"?
I momenti dì crisi sono stati il terreno propizio portanti
messianismi, cioè persone che si sono imposte come i salvatori. Noi cristiani
seguiamo colui che ha preso su di sé la nostra condizione, si è posto al nostro
servizio, ci ha dimostrato che amare è donare.
Cristo oggi continua a proporre il suo Natale non per rievocarlo
solo con statuine e melodìe, ma perché ci siano persone che vivano come Lui.
Questo si chiama avere un'identità che guarda a Cristo, ne
accoglie lo stile e con fiducia cerca l'incontro.
Tutto il vangelo è pervaso da incontri con le persone più
diverse quasi a dire che è certo complicato e complesso relazionarsi con tanta
diversità e però è vitale.
Questo stare nella città è chiara indicazione di un modo giusto
e vero per non rendere insignificante ciò in cui crediamo, per offrire nuove
prospettive e insieme amare ciò che è giusto e vero.
don giorgio