ABBIAMO CREDUTO ALL'AMORE
da Camminiamo Insieme - anno 23, n.15 del 11 dicembre 2005
Franco Puxeddu, un caro e noto artista della nostra città
ha prodotto con l'impegno personale questa settima stazione, oltre ad averci
dato la gioia di accogliere, con la sua premura e conoscenze, tutta questa
mirabile sequenza di sculture.
Se la prima caduta di Maria Angelozzi Del Colle vibra di movimento
con quel cavallo impennato e straziato, qui siamo di fronte alla fissità e
staticità che caratterizza sia un'intensa gioia che un forte dolore, non si
vorrebbe lasciare la gioia, rimanendo estatici o non si avverte più la nozione
del tempo nel dolore che blocca tutti.
La sofferenza riceve spessore e consistenza dalla terracotta,
mentre il respiro e la speranza trovano spazio sullo sfondo in continua ascesa
verso il cielo, in sintonia con l'albero, appena visibile a sinistra.
"Anche tu sei polvere e in polvere ritornerai" è il sommesso
ma forte movimento che la terra compie quasi a risucchiare Gesù, che non si
aggrappa agli uomini ne volge lo sguardo al ciclo, ma sta abbracciato alla
croce, ancora di speranza.
Umanamente inconcepibile. Dalla morte e per di più da una morte
così infame non può derivare niente, se non il gesto della figura che si copre
il volto davanti a tanto orrore e fallimento.
E' più che ovvio che il bene sia oppresso e cancellato dal
male, lo sottolinea il soldato che, con una mano spinge verso la terra, e
con l'altra sollecita ad alzarsi; gesti di segno opposto, capaci appunto di
produrre maggior sofferenza.
Nella mano aperta della figura, che sta di fronte a Gesù, e
nell'accenno di un avvicina- mento, accennato dal piede sinistro ben visibile
si evidenzia un "cosa posso fare?".
La risposta è offerta dall'uomo che, con una mano, tenta di
sollevare la croce, mentre con l'altra sembra suggerire: "questo puoi fare,
è ovvio, aiutarlo a portare la croce".
In questo susseguirsi di prese di posi- zione e interrogativi
sta un Gesù che, non solo abbraccia la croce, ma addirit- tura sembra accarezzarla
con la mano sinistra.
Nei tratti arcaici delle figure di Puxeddu leggo il permanere
di valori che arrivano a noi da lontano e chiedono adesione.
I volti portano la mestizia di chi chiede e supplica di non
passare oltre, ma di considerare e valutare per prendere poi posizione.
E' il Gesù del Vangelo che ama la volontà del Padre, che vede
in questo volere l'invito a portare fino in fondo la testimonianza che l'amore
è più forte della morte. Dio è Amore, ci ama fino a dare la vita, anche in
modo infame, perché noi siamo quelli che a nostra volta, come dice Giovanni
nella sua prima lettera possiamo essere "quelli che credono all'amore".
don giorgio