SOFFERENZA, NON AGGIUNGERNE ALTRA
da Camminiamo Insieme - anno 23, n.11 del 13 novembre 2005
Marisa Angelozzi Del Colle ci propone la prima caduta con
il rosso di una terracotta che non si annulla per l'uniformità del colore
ma si esalta proprio in questo segno del sangue. Sullo sfondo, una drammatica
barriera di croci. Il terreno mosso, tormentato e provato come lo sono i corpi
del Cristo e del cavallo. C'è chi sembra dominare e vincere tutto questo dolore.
Quel piccolo uomo, racchiuso nella sua corazza, con il suo bastone è pronto
a procurare dolore pur di avere una continua e garantita possibilità di dominio.
Non solo, è in atto anche un gesto scaramantico, proteso a tenere lontano
il male da sé, infliggendolo ad altri. Il rosso della terracotta ben si addice
e bene interpreta il male che pervade il mondo, individuando persecutore e
vittima. Le figure emergono per una curata ed efficace disposizione. Cristo
non è accasciato sotto il peso della croce, sembra invece offrirsi a ricevere
un'altra violenza da quel terribile bastone che sta al centro di tutto. C'è
un tentativo di alzarsi sotto quella minaccia, certamente non rimarrà al suolo.
La testa riversa di Gesù, sosta in uno sguardo allineato con il mostruoso
collo teso del cavallo; mentre il braccio, appoggiato al suolo, impone al
tronco lo stacco per alzarsi con una gamba che sembra bloccata mentre l'altra
acconsente. Il cavallo impiantato davanti all'uomo a terra, non può passare
sopra tanta sofferenza, a qualsiasi costo si blocca, anche se il bastone è
pronto a punire. Ancora, la testa del cavallo è ridotta ad urlo che divarica
in modo straziante una mascella dall'altra. E' la reazione di fronte a tanta
malvagità, un interpretare l'indignazione per una crudeltà, un reagire rifiutando
ogni col- laborazione. Il cavaliere è piccolo ma si fa forte per il bastone
strumento di offesa, la corazza mezzo di difesa, il cavallo possibilità di
supe- riorità. Con questi tré mezzi anche la persona più insignificante può
trasformarsi in un aguz- zino al servìzio di un potere che impone chiare e
pesanti regole per mantenere un certo standard di vita II terreno della scena
così tormentato, sug- gerisce che, accanto a tanti motivi di soffe- renza
legati alla nostra natura, non è proprio il caso di pome in atto altri. Come
sarebbe diverso il mondo se un uomo, tolta la co- razza, tendesse la mano
per sollevare. La visione ormai va oltre ed evoca il soldato Martino che,
alla vista di un povero, scende da cavallo, taglia in due il mantello per
offrirne metà a chi è nel freddo. Una umanità in difficoltà non può essere
umiliata e sfruttata, ma sollevata e riabili- tata.
don giorgio