CORPO DATO PER VOI

da Camminiamo Insieme - anno 22, n.8 del 24 ottobre 2004

 

Mi trova libero dalle confessioni, s'avvicina per chiedermi se debbo celebrare e, siccome sente in quel momento il suono della campanella, attacca con un: "Ma Dio dov'era? quando a Beslan quei bambini venivano ammazzati, io per i bambini prego ogni sera, sarò un pecca- tore ma loro per me sono sacri. Dio perché permette queste brutalità, dove stiamo an- dando, perché l'uomo è capace di tanta cru-deltà, come può uccidere, far soffrire dei bam- bini, non arriva al cuore quel grido di occhi sbarrati e di corpi tremanti? E' una piena di amarezza, che mi aggredisce, riproponendo immagini custodite con un'eco che ora la sua voce ripropone. Qualcuno dice che il silenzio è la risposta doverosa di fronte al mistero del male. C'è il rischio di sentirsi davanti al buio e al vuoto e quindi ritrarsi davanti a questo abisso, volgere le spalle per ritornare alla vita di sempre, fino al prossimo amaro e duro impatto e così fino al termine quando si aprirà uno spiraglio e sarà ancora buio e vuoto. Questo silenzio se apre lo sguardo sul Crocifìsso ci dice che Dio era là a Beslan e nei campi di concentramento ancora una volta crocifisso dalla furia omicida dell'uomo. Ma come è possibile avere sulle labbra il perdono che fa dire al Cristo in croce: "Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno"? E' assurdo, è vigliaccheria! Io non ce la faccio! Se mi toccano i miei nipotini, io non perdono, io li ammazzo! La concitazione è al colmo, il volto si contrae, sale un rossore di rabbia, tensione, odio, vendetta che a volte ha consegnato nelle mani di un figlio la lupara per vendicare l'uccisione del padre, ha trasformato in bombe viventi tante persone, ha reso glaciali le vedove nere, ha buttato addosso ad un obbiettivo un'auto zeppa di esplosivo. E' stata usata violenza, mi hanno fatto del male e io mi difendo, occhio per occhio, lo dice la Bibbia, impossibile quel porgere l'altra guancia quando uno vuole romperti la faccia e la vita, è un mondo impossibile, la migliore difesa è l'attacco, bisogna colpire per primo. Per anni in Ubano e in Iraq, in Afganistan e in Bosnia le persone di diverse religioni hanno vissuto insieme, ma quando si è arrivati a vedere morire ucciso un figlio, violentata una figlia o la moglie è scattata la risposta che ha incendiato una nazione, opponendo popoli che, pur tra difficoltà, convivevano.

Lui sta sulla croce e non chiede ai suoi di vendicarlo, ma di amare i nemici, fare del bene a chi ti fa del male, asciugare e non spargere delle lacrime. Solo pagando di persona, si interrompe una catena dì violenza. Questa è la strada della liberazione, del riscatto, del superamento dell'ingiustizia.

Ho incontrato padre Marco Malagola e mi ha parlato di tanti giovani che scelgono di vivere in paesi difficili, come la Palestina, per scongiurare violenze e soprusi. La loro presenza invita all'incontro e non allo scontro, a scendere dalle barricate per parlare, a deporre la forza delle armi, a scegliere di stare con la "non violenza" proposta e vissuta da Gandhi.

Mi chiede di confessarlo perché, proprio davanti al Cristo crocifisso, sente di avere mancato di fede in Lui per lasciare spazio ad un credo diverso fatto di risposte dure che non cambiano il corso della storia ma lo rendono difficile e sempre più pericoloso.

Mi lascia per unirsi all'Eucaristia e per sentire ancora una volta Gesù dire: "Questo è il mio corpo dato per voi". Di dono in dono arriverò anch'io a donarmi.

don giorgio

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