NO ALLE CARICATURE
da Camminiamo Insieme - anno 22, n.7 del 17 ottobre 2004

Rimango sorpreso nel vederlo ormai adulto, l'ho conosciuto
che era un ragazzo e ora è qui con una contestazione: "non ho mai avuto qualcuno
a cui assomigliare". Quasi fosse un teorema, inizia la dimostrazione con un
susseguirsi di situazioni e persone, ambienti e periodi della vita: mi sono
addormentato anch'io con la presenza del papa forte che da sicu- rezza, della
mamma bella e buona che offre tenerezza per arrivare a scoprire in loro egoismi
e meschinità, lamenti e pretese; le tante amicizie ricche di complicità e
confidenze, alla prova dei fatti, in età già giovanile o adolenscenziale,
sono finite con pesanti delusioni; la moglie desiderata e scelta è tanto diversa
e lontana dall'immaginario; il lavoro, con le promozioni e i successi, presenta
l'inevitabile agguato di chi, non solo cerca di "rubarti il mestiere", ma
è pronto a denigrarti o a tenere nascosto un dato acquisito; incontro tanti
che lamentano disinteresse, cattiva volontà, mancanza di impegno e non aprono
spazi e possibilità a chi potrebbe iniziare un cammino; continua, come un
fiume in piena, a riversarmi addosso la diffidenza di chi è arrivato nei confronti
di chi inizia, l'orgoglio di chi si è fatto da sé e la pigrizia di chi vuole
profittare del lavoro degli altri; anche lei, ricordo, ci proponeva quella
seducente proposta evangelica: "siate perfetti, come è perfetto il Padre celeste",
ma si rende conto che così mi ha posto nella situazione di insoddisfazione
che porta a non trovare alcuno a cui assomigliare, anche l'essere fatti a
immagine e somiglianzà di Dio più che una benedi- zione, finisce per divenire
un disorientamento. Si calma, si ferma, mi guarda in faccia e sembra dirmi
perché ho fatto tutta questa strada? Per venire a sfogarmi con lei? Alzo lo
sguardo a cercare i suoi occhi che non depongono la tensione dell'animo, lo
ringrazio per avermi cercato, come uno a cui aprire l'animo e gli dico che
ci assomigliamo un po' tutti, almeno nel fatto di portare nell'animo tante
domande e nel bisogno di avere qualcuno a cui aprirci. Sant'Agostino ha una
frase che riassume ogni storia: "ci hai fatti inquieti finché il nostro cuore
non riposa in tè". E' meglio portare questo intimo e grande tormento per la
perfezione che non intrupparsi nell'appiattito gregge di gente che imita calciatori,
cantanti che stanno nelle camere degli adolescenti per una stagione e poi
saranno staccati per nuovi modelli fragili e brevi, in attesa di una crisi
che aiuti a stare come tè, davanti ad una possibile svolta. Assomigliare a
qualcuno è iniziare un cammino che offre, in ogni momento, l'incontro con
il mistero della vita, cioè proprio con quella luminosità e ineffabilità che
ci supera e sorprende. Per iniziare è importante cogliere negli altri non
tanto i difetti ma le doti, le qualità, i pregi, le virtù. Qualcuno, davanti
alla vita dei Santi, ha esclamato: "se loro sono riusciti perché non lo posso
anch'io?". E' iniziata così quella svolta esistenziale, chiamata conversione,
che li ha aperti all'azione dello Spìrito di Cristo che non produce mai a
catena. Sei venuto fino a qui per trovare una strada, ma tu sei già in cammino.
Ricorda l'episodio del paralitico nel vangelo di Giovanni: non serve dire
questa è la mia condizione, non c'è nessuno che mi aiuta, gli altri sono più
veloci di me. Serve accogliere quell'alzati e cammina, portando con tè la
dignità umana, piena di Spirito Santo, che ti condurrà verso la pienezza dell'amore.
Incontrerai altre persone e a loro donerai e da loro riceverai e assomiglierai
sempre di più ad un uomo salvato da quel Gesù che non ti esonera dall' "alzati
e cammina". "Sei intimidito perché il tuo destino è quello di riflettere l'immagine
divina e non una caricatura" (Heschel).
don giorgio