UNA PORTICINA A CUI BUSSARE
da Camminiamo Insieme - anno 22, n.34 del 1 maggio 2005
E' sempre commuovente accompagnare i bambini al loro incontro
con Gesù nella prima comunione. Nell'anno, che Giovanni Paolo II ha dedicato
all'Eucaristia, questo accompa- gnamento assume particolare responsabilità
perché tutti siamo chiamati a riscoprire questa presenza di Gesù tra noi.
Dagli scritti del Nuovo Testamento a da quelli dei primi secoli affiora il
valore di una fede che cerca questo incontro con la fedeltà nei confronti
del giorno del Signore, avverte il bisogno di raccontare la bellezza di questo
stare con Lui nello spezzare del pane e nell'ascolto della sua Parola e questo,
non in solitudine, ma con altre persone sentite come fratelli e sorelle. Questa
fede che si esprime con la forza e l'intensità di esclamazioni già presenti
nei vangeli "è il Signore", "mio Signore e mio Dio", "ecco l'Agnello di Dio",
non ha bisogno di ragionamenti, si appoggia sull'iniziale "fate questo in
memoria di me" e sulla fedeltà continuata per secoli, accoglie lo stesso riconoscere
dei discepoli di Emmaus con un fervore nell'animo capace di avviare ad un
quotidiano, segnato dalla testimonianza. Arriveranno poi altre riflessioni,
dispute, questioni, intuizioni che si uniranno alla spiritualità vissuta in
ogni epoca per arrivare alla santità di tante persone conosciute o meno. Se
ripenso alla preparazione alla mia prima comunione con gli incontri di catechismo,
la Messa domenicale, l'oratorio, la mamma che verificava la preparazione,
avverto un senso di profonda serenità che ancora mi spinge a cercare la foto
ricordo e l'immaginetta. Chi colleziona queste immagini di Prima Comunione,
nel trascorrere degli anni, coglie non solo uno stile particolare ma anche
una diversa religiosità. Anche nell'abside della nostra chiesa prepositurale
le vetrate hanno un chiaro riferimento eucaristico con il calice e l'ostia,
le spighe e i grappoli e chiedono di accostarsi alla comunione con una particolare
premura. Le colombe con il piumaggio bianco richiamano l'urgenza di un animo
puro, con il volo verso il calice sottolineano la sete che sarà placata da
questa bevanda che è Cristo. Si saranno anche distratti i ragazzi che, durante
una messa, hanno contato le rose della cupola, è stato però importante accorgersi
e interrogarsi. Ho risposto: chi mangia questo pane vivrà in eterno in compagnia
di quell'Agnello che sta alla sommità della cupola. E' l'Agnello dell'Apocalisse,
il Cristo, l'unico che è degno di aprire il libro della vita e spiegare la
storia del mondo. Ancora sono approdato a quanto ci è stato lasciato come
orma da chi ci ha preceduto per compiere il cammino della vita con quel viatico
(cibo per la via) che non può essere acquistato con denaro, ma solo con la
fede. Tra i teneri aneddoti della fanciullezza mi è rima- sto anche il disegno
di un bimbo che bussa alla porticina del tabernacolo. Non mi dispiacerebbe,
con il dovuto rispetto e sicurezza, offrire ancora questa possibilità ai piccoli
perché ne ricavino desiderio per l'incontro e ripropongano a noi adulti un
po' di semplicità nei confronti di Gesù amico e presente per noi.
don giorgio