CAMMINIAMO INSIEME AL NUOVO PAPA

da Camminiamo Insieme - anno 22, n.33 del 24 aprile 2005

Sto per celebrare la messa a San Giuseppe, il telefonino trilla la sua melodia più volte, mi dicono della fumata bianca, c'è il nuovo Papa. Risalgo in Prepositurale e mentre le campane suonano a festa, vengo a sapere che il cardinale Joseph Ratzinger prende il nome di Benedetto XVI.

La televisione in ogni canale, vibra di notizie, ricostruzioni, interviste, commenti, pareri, attese, prospettive, desideri, panorami. Ritrovo i suoi libri, li sfoglio, mi accorgo di edizioni ormai lontane nel tempo. Accanto alla sua "Introduzione al Cristianesimo", una tappa nei miei anni giovanili, trovo testi di recente pubblicazione.

Al di là di questi momenti di riflessione che mi hanno offerto elementi per la formazione teologica e spirituale, ritrovo nella sua predica, prima di entrare in conclave, una scelta di campo importante: non rimarranno a lungo ne edifici, ne libri ma per sempre resterà l'anima con la sua amicizia con Cristo. Questa precisazione è nodale e sta prima di qualsiasi strategia pastorale, opzione politica, apertura sociale, tentativo di predefinire una persona.

Per strada mi fermano, in questo mercoledì, mentre, come al solito, vado dalla chiesa di San Giuseppe verso la Scuola Parrocchiale. Che cosa penso del nuovo Papa, sono contento? Accanto alle domande trovo esclamazioni sicure che definiscono conservatore Ratzinger. Qualcuno torce la bocca, altri l'aprono per dichiarare che ci voleva uno deciso a mettere a posto le cose, a chiarire, stabilire le regole...

Nel pomeriggio leggo il discorso che Benedetto XVI ha tenuto ai cardinali nella Cappella Sistina e incomincio a imparare alcune cosette che vanno ben più in profondità di quelle dischiarazioni di intenti che interesseranno ai più.

Torna utile muovere i passi sul sentiero della vita, con un poco di trepidazione per il grande dono che è dato. Ben sapendo che la paura è pessima consigliera, ma si volge alla fiducia che non fa perno sulle forze proprie ma sulla presenza e grazia di Dio che si mostra presente anche in concrete attuazioni. L'una riconosce la validità del lavoro svolto da Gio- vanni Paolo II non come dichiarazione di buone maniere, ma come identificazione di tracce chiare da seguire. L'altra è pronta a cogliere la presenza di cardinali, vescovi, sa- cerdoti e laici che sono motivo di gioia per tanta speranza di collaborazione e correspon- sabilità. L'insistenza sull'Eucaristia non è solo per dichiarare continuità con l'azione pastorale precedente, ma occasione per professare la fede in questa grande presenza di Gesù.

Anni fa mi ha fatto bene sostare con qualche suo volume per un buon respiro teologico, oggi sento la gioia di avere, in Benedetto XVI, una buona guida che non ha paura di seguire Cristo, di incoraggiare e accompagnare in questo cammino.

don giorgio

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