PICCOLI E GRANDI UOMINI
da Camminiamo Insieme - anno 22, n.32 del 17 aprile 2005
Un' espressione, contenuta negli antichi profeti d'Israele:
"volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto", è assunta da Gesù in vista
della sua morte in croce. Giovanni Paolo II da subito ci ha proposto: "non
abbiate paura di Cristo", ha continuato il suo cammino, non solo ponendo Cristo
al centro del suo insegnamento, ma del suo vivere, senza temere di essere
anche aspramente giudicato, criticato, ritenuto autoritario.
I suoi viaggi, troppo spesso letti in termini trionfalistici,
ora sono visti e capiti in termini pastorali. Basterebbe rileggere i brani
che il Vangelo di Giovanni dedica al Buon Pastore per cogliere l'esposizione
di quest'uomo a qualsiasi rischio, pur di incontrare, capire e sentirsi vicino
anche ai più lontani e questo, nonostante l'attentato e il ferimento in Piazza
San Pietro, chiaramente intenzionati a fermarlo.
Attento studioso, capace di trovare riposo discutendo di temi
filosofici, prende, alza o abbraccia i bambini per riproporre non solo "lasciate
che i bambini vengano a me" ma anche "se non diventerete come loro non entrerete
nel regno dei cieli".
Sta con i giovani, li esorta ad essere le sentinelle del terzo
millennio, indica la forza e bellezza di ideali come la vita religiosa, la
castità, la povertà che non conoscono certo grande successo oggi. La sua difesa
della vita, lo stare dalla parte dei più deboli, l'indicare l'amore evangelico
fino al perdono al suo attentatore e alla richiesta di perdono per il passato
della Chiesa, sono alcuni dei luoghi più frequentati dal suo agire, non certo
secondo l'ottica e la mentalità corrente.
La sofferenza ha segnato da subito la sua forte fibra ed è
stata prima compagna nascosta e, quando si è imposta come evidenza, ha fatto
scorrere fiumi di inchiostro sul doveroso e opportuno abbandono dal pontificato.
E lui, li non a dispetto, ma come visibile icona della croce.
Come nella poesia "la quercia", imparata sui banchi delle
elementari, ci troviamo impegnati a ricavare qualcosa di utile da questa presenza
che ora riempie di sé i media, pronti ormai a lasciarsi giudare dal detto
popolare "morto un Papa se ne fa un altro".
Eppure qualcosa germoglia, non tanto per gli entusiastici cartelli
che lo reclamano santo subito, ma per le reazioni nascoste sperimentate personalmente:
"sono qui a confessarmi, dopo anni e anni, per questo Papa".
Quel "vi ho cercato e ora siete qui", rivolto ai giovani che
stavano in piazza san Pietro per accompagnare il suo tornare al Padre, è tanto
simile all'evangelico "quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me".
Non sarà un imponente accorrere, come per i funerali, ma continuerà
quel paziente, costante e intimo lavoro che lo Spirito di Cristo da secoli
compie, ponendo davanti alla nostra meschinità, dei capolavori.
E' stato scritto che con lui gli stadi si riempirono e si
svuotavano le chiese. E' certo che questo grande uomo ha saputo valorizzare,
coinvolgere un mare di persone generose che sono orìentate dal Vangelo, sono
animate dallo Spirito di Cristo, vivono come il lievito nella pasta, sono
pronte a produrre nuovi santi, anche tra gli uomini e le donne di ogni giorno.
don giorgio