ALLO SPECCHIO
da Camminiamo Insieme - anno 22, n.3 del 19 settembre 2004

Ho già un gran bel daffare a mettere in chiaro tanti aspetti
della mia vita per cui un primo moto spontaneo mi impone di pensare a me stesso.
Poi per un insieme di motivi, anche evidenti, ma soprattutto perché guardando
gli altri trovo modo di essere come davanti ad uno specchio, eccomi ancora
una volta ad osservare il mondo che mi circonda sotto un'angolatura importante:
la verità.
Per molti che incontro verità è l'opposto di bugia, per altri
è il cercare di far valere le proprie ragioni, per alcuni è sostenere di non
avere colpa.
Qualche volta ho trovato anche l'uso frequente dell'avverbio
"veramente" con l'intenzione di offrire sostegno ad una propria tesi. Ormai
tutti conoscono il significato di fondamentalista che viene attribuito a certe
frange intransigenti dell'Islam. Però anche per noi è grosso il rischio di
comportarci come possessori della verità.
Sul fronte opposto ci si muove con l'interrogativo di Pilato:
"che cosa è la verità" con sufficienza ed ironia fino ad arrivare a discutere
di tutto con ostentazione.
La buona via di mezzo, conduce molti ad ascoltare le più disparate
posizioni, senza arrivare ad altra conclusione che quella di continuare a
tirare a campare con la giustificazione della ricerca della verità. L'assurdo
è proprio qui, che una ricerca senza esito, che non approda a nulla, non è
una ricerca, ma un origliare senza mai varcare la soglia. C'è chi assolutizza
la propria esperienza senza rendersi conto che non può essere metro di giudizio
per tutto e per tutti.
Anche il riferimento ai valori e agli ideali mentre conosce
un notevole fascino, trova troppi prima o poi smarriti di fronte alla negazione
o alle difficoltà. Non voglio presentare un quadro completo delle possibili
reazioni di fronte alla verità anche perché ciò che conta è offrire un piccolo
contributo. Commentando nel vangelo di Luca, la notissima parabola del buon
samaritano, invece di porre l'accento sul da farsi a livello di carità, mi
sono posto davanti al dottore della legge che chiede a Gesù che fare per avere
la vita eterna. Stupisce la pronta domanda offerta da Gesù che chiede: "che
cosa trovi scritto nella Bibbia?". La risposta è in quell'amerai il Signore
Dio tuo....che i dottori della legge non solo conoscono bene, ma ripetono
più volte al giorno.
Ogni figuraccia chiede di essere ovviata da qualche scusa del
tipo: "e chi è il mio prossimo?". E così non si arriva più a niente, se non
al tran tran quotidiano. Il comandamento dell'amore è da concretizzare in
ogni incontro, con il susseguirsi di piccole azioni di premura. La verità
per quel samaritano è chiara e urgente, non dilazionabile ma da attuare a
costo della vita: tirare fuori dai guai quel disgraziato. La verità che ti
ha preso nell'animo, ti porta ad essere fedele fino a dare la vita. Non è
solo questione di coerenza è questione di compassione. L'ha ben capito il
dottore della legge che, usando questa parola, dimostra che l'amore per il
prossimo porta a un "patere" cioè "soffrire con" chi ti è vicino. La verità
non affiora, puntando i pugni alle tempio ma offrendo la propria vita in ogni
circostanza.
Non bastano delle idee, Gesù è la persona non solo da seguire
come Maestro e guida, ma è la via per andare verso la verità dell'uomo, per
essere vivi.
Accanto alla fatica per uscire dai vari compromessi nei confronti
della verità, c'è la sua grazia che mi spinge ad esclamare con San Paolo:
"tutto posso in Colui che è la mia forza".
don giorgio