GUARDARE ALLA STESSA META
da Camminiamo Insieme - anno 22, n.27 del 13 marzo 2005
Forse sono poche le mamme che stanno ad ammirare gli occhi
dei loro piccoli fino ad accorgersi non solo del colore ma del fatto che non
battono le palpebre. Anche gli innamorati si guardano negli occhi quasi a
cogliere lo stesso desiderio d'amore che anima i propri. Poi non riesco a
trovare altro che l'osservazione dell'oculista o lo spietato e bieco sguardo
di sfida o di rabbia. Fermarsi ogni sera in famiglia anche solo per guardarsi
e accorgersi del grande dono di essere insieme è rimedio per tanta scontata
convivenza e salutare spunto per una comunicazione che rassicura, conforta,
incoraggia e sostiene. Trovo anch'io difficile questo guardare negli occhi
perché mi sembra di andare al dì là delle apparenze e magari mettere a disagio
una persona. D'altra parte uno non può stare a guardare negli occhi un'altra
persona per chissà quanto tempo, importa arrivare a quella decisione che Saint-Exupéry
esprime in modo deciso: "L'amore non significa stare a guardarsi negli occhi,
ma guardare insieme la stessa meta".
E' l'obbiettivo degli esercizi spirituali che vengono ancora
proposti a tutti in quest'ultima settimana di Quaresima, quasi a disporci
ai grandi eventi della Passione, Morte e Risurrezione di Gesù.
Per tre anni Lui, guardando i suoi amici li sceglie, guida,
sprona, anticipa, sollecita ad orientarsi verso il Regno di Dio, superando
le perenni esigenze imposte nel quotidiano dal coniugare i verbi essere, avere
e potere. La sorpresa e lo sconcerto si impadroniscono di questi amici quando
capiscono dove va lo sguardo del loro maestro e fuggono quando lo vedono consegnarsi,
cedere, subire senza lamento e morire perdonando. Gesù non si scoraggia, e
animato da una certezza già dichiarata "volgeranno lo sguardo a colui che
hanno trafìtto".
Ora, lasciate le considerazioni sulle reazioni dei discepoli
di duemila anni fa, siamo chiaramente noi in questione. La meta è ancora e
sempre il Regno di Dio da far progredire su questa terra, senza essere sopraffatti
dalle forti negatività che segnano il nostro tempo. Ci confortano, in questo
impegno, tante persone che, nei posti più diversi, operano perché ci sia più
fraternità, giustizia, sviluppo, collaborazione... Con lo sguardo fisso a
questi testimoni siamo già impegnati in un esercizio veramente nuovo ed efficace
che ci aiuta ad uscire: dalle visioni che opprimono il nostro vivere; dallo
scontato sommare dì parole, movimenti, desideri; dalla ripetizione di quanto
da tempo ci garantisce benessere senza sperimentare un rinnovamento; da quella
materialità che rimproveriamo agli altri ma che ha già catturato noi. Lasciata
alle spalle questa serie di malesseri, pos- siamo volgere lo sguardo al bene
che ci attende e conoscerlo per frequentarlo. Ecco i nostri esercizi da accogliere
e forse anche gli occhi, a poco a poco, torneranno a quella benevolenza e
serenità, trasparenza e gioia, dolcezza e luminosità che ho colto con sorpresa
e stupore negli occhi delle claustrali.
La meta a cui tendiamo non è un'idea, ma quel Gesù inizio e
pienezza del regno perché vero Figlio e soddisfazione del Padre.
don giorgio