TARDI TI HO AMATO
da Camminiamo Insieme - anno 22, n.23 del 13 febbraio 2005
Siamo appena usciti dal clima natalizio e già è alle porte
la Quaresima come chiaro cammino verso la Pasqua. Una frase della liturgia
riassume in modo efficace il correre del tempo: "in piena vita ci è sopra
la morte...".
Conversando con una persona vicina ai cento anni, mi rendo
conto del rifiuto dell'età anagrafica. Diventa inutile sommare considerazioni,
su questo versante occorre starci personalmente con quei contatti che, in
un primo momento, raggelano per condurre poi ad una maggiore coscienza nei
confronti della vita.
La frase della liturgia non si limita a buttarci addosso una
realtà, ma ci propone di muoverci incontro a chi ci può aiutare: "dov'è il
nostro aiuto, se non in Tè Signore?" Ogni giorno ci affanniamo a cercare nuovi
aiuti, li rafforziamo, scartando quelli ormai inefficaci o inutili. Quaresima
è il tempo in cui mettere in questione questo affanno per porre la nostra
vita davanti al nostro Sinore che sempre lo stesso testo ci presenta come:
"Santo Dio, Santo forte. Santo pietoso, Sal- vatore Gesù".
L'aiuto non è un insieme di cose ma è Lui il tré volte Santo,
il Pietoso, il Forte, il Salvatore. Pro- fessare la nostra fede in Gesù sia
riferimento, invocazione, pre- mura, priorità, gesto quotidiano segnato da
fiducioso abbandono.
Ne nascerà quel vivere che tante persone prima di noi hanno
presentato ricco di luminosità, sapore, frutto. "Non abbandonarci alla morte
eterna". Mi abbandono a Te, o Signore, perché il Tuo abbraccio fa vivere,
superando peccati e debolezze, miserie e fallimenti che possono solo farmi
terminare nell'abbraccio gelido e buio della morte dove è insensato pensare
di trovare calore, luce, affetto.
Dopo questo veloce e approssimativo commento, mi viene spontaneo
chiedermi in quale stato d'animo si trovava chi ha scritto questo testo;era
giovane o anziano, religioso o laico, operava in un ambiente chiuso o aperto,
nell'inverno o in primavera, in buona o cattiva salute? Certamente non si
sentiva padrone della vita, ne la considerava una proprietà privata. Sotto
questo improvviso e mortale colpo c'è il risveglio, la presa di coscienza
che di fronte alla morte non c'è niente da fare. In questo sprofondare ci
sono lo sguardo, l'invocazione al Pietoso, Forte e Salvatore ed è una nuova
storia.
Penso che questa Quaresima ci chieda di porre al centro quell'amore
che Gesù ci ha date come comandamento nuovo. Voglio imparare a vivere da innamorato,
cioè con un cuore così caldo e generoso, con uno sguardo pulito e sereno,
con il desiderio di collocare in ogn giorno uno o più gesti e parole segnati
dall'amore e non dall'abitudine.
Se guardo con questi occhi la morte non fa paura, mi fa solo
rimpiangere e dire con Sant'Agostino: "tardi ti ho amato, bellezza antica
e sempre nuova, tardi ti ho amato".
don giorgio