SIGNORE, RICORDATI DELLE NOSTRE FAMIGLIE

da Camminiamo Insieme - anno 22, n.20 del 23 gennaio 2005

A tratti avverto lo sfecciare di un'auto o il botto di un petardo mentre nel Santuario del Carmine, l'ultimo giorno dell'anno, veglio davanti al Signore con altre persone. Alla domanda che sorge spontanea: che fai qui, cosa ottieni, ormai la catastrofe è consumata, risponde un brano dal libro della Genesi dove Dio chiede ad Abramo almeno venti persone giuste per salvare la città. Abramo stava davanti a Dio come amico e si meritava la confidenza e l'ascolto. Io cerco di balbettare qualche timido approccio alla giustizia e mi scopro desideroso dell'amicizia di Dio ma troppo spesso la voglio come amicizia interes- sata. Ora sono qui con il vicino che, forse per vincere il sonno, sussurra ave maria e padre nostro. Sono qui a cercare di placare la mia premura che sconfina nell'ansia di fare, agire, con una dimenticanza madornale, la mia debolezza e precarietà. Sono qui a toccare con mano che anche la valanga di medicinali e viveri, vestiti e soldi portati per cercare di sanare la catastrofe del Sud Est Asiatico sono necessari ma ancora roba che non può dare sicurezza. Ho bisogno di sentire ancora quel : "Coraggio, non temere", che ricorre con una certa frequenza sulla bocca di Gesù, Tra tanti episodi ascoltati, quasi piccole isole in quel disperato e assurdo susseguirsi di ondate, c'è una costante: la famiglia. Bambini che giocano con un mare invitante ma pronto a ghermire, genitori che disperati tentano di salvare il figlio, figli che con occhi sbarrati, cercano i genitori, sono testimo- nianza viva di quanto il legame familiare sia urgente e importante, anzi decisivo. Sono qui bloccato a portare le nostre famiglie in questo ultimo giorno dell'anno, a presentarle con la loro bellezza e fragilità, sogno e realtà, attese e illusioni, questioni e incomprensioni, litigi e parole aspre, intimità e estraneità. Sono qui a parlarti per loro e di loro, ben sapendo che Tu ti fermi davanti alla nostra libertà, continuo a chiederti che siano unite. La catastrofe ci ha fatto soffrire per dei legami spezzati, ma è triste toccare con mano che noi possiamo essere la catastrofe che butta tutto in forse o nel vuoto. Sono qui perché credo che Tu sei presente e agisci con la forza del tuo Spirito e non ti arrendi neanche di fronte all'evidenza di un fallimento, ma sei pronto a credere e a sperare per noi. Io sono qui senza famiglia davanti a Tè per sentire che tutti qui a Luino sono la mia famiglia e che mi sono cari. In questa chiesa dove ho benedetto tante nozze ti chiedo di benedire anche se molti non si ricordano più che Tu ti accompagni con loro; anche se sono presi da tante occupazioni. Signore, sono qui per loro perché credano nell'amore che li ha uniti, che si è fatto carne nei loro figli e che vuole portarli alla pienezza di quell'amore che le grandi acque non pos- sono spegnere, come dice il Cantico dei Can- tici. Cristo, tu che sei l'amore più forte della morte e per questo sei risorto e vivo, ricordati del nostro amore e riscattalo ancora. don giorgio

don giorgio

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