ALLO SPECCHIO
da Camminiamo Insieme - anno 22, n.2 del 12 settembre 2004

Una spazzolata per riordinare i pochi capelli, uno sguardo
allo specchio e inizia un'altra giornata. Oggi però mi fermo più a lungo perché
lo specchio mi rimanda un'immagine che voglio conoscere meglio. Mi accorgo
di un neo, di un brufolo, della barba un po' ispida, dell'occhio segnato da
un certo fastidio. Ed è proprio lì, da quel fastidio che emerge una prima
constatazione: con un simile sguardo inizi male una giornata. Decido di darmi
uno sguardo diverso, non tanto con una serie di tentativi più o meno apprezzabili,
ma con la messa a fuoco della causa. La trovo e la serenità illumina le pupille
poco prima fredde e atone, tristi e diffidenti. Sono di fronte ad un'esperienza
che mi porta e apre verso una nuova concreta conoscenza di me. Che il mio
viso mi soddisfi o meno non è un problema perché ora mi accetto fino al punto
da avere pronte sempre delle giustificazioni per tutto. Non mi interessa più
lo specchio che riflette il viso, ma il mio intimo che acconsente soddisfatto
o desideroso ad ogni progetto, scelta, decisione, stile di vita, aspetto del
carattere, modo di valutare. Questo sguardo sulla vita non è libero, aperto
e vero, forse non lo è mai stato, perché è immediato stare sempre e solo davanti
alle mie ragioni, pretese, intolleranze, permalosità, tensioni, velleità,
protagonismi, frustrazioni, confronti, animosità, incomprensioni, vittimismi,
sensazioni, pregiudizi. Non è inutile il richiamo al mito greco di Narciso,
il giovane che, invaghito dall'immagine riflessa nell'acqua, la volle abbracciare
fino ad affogare. Ho già deciso tante volte di rompere questo specchio soprattutto
quando arrivo a toccare con mano il vicolo chiuso in cui tanti sono finiti.
Spesso sono davanti a persone con situazioni umanamente insopportabili, con
tanta rabbia per tentativi vanificati, umiliazioni sempre più emarginanti
e allora è spontaneo compatire, incoraggiare, ridare vigore. All'improvviso,
non perché sono sacerdote, ma quasi per una nuova conoscenza o per un' improvvisa
visione ecco il Cristo in croce da guardare fino a sentirsi attratti per poi
averlo lì come uno specchio nuovo capace di offrire un'altra possibilità di
vita e di storia. Stare davanti a Cristo in croce non è fatto decisivo solo
per i momenti difficili, ma anche per il quotidiano segnato da soddisfazioni
e risultati, gioie e congratulazioni. Portare la croce ogni giorno, è decidere
di accantonare il nostro specchio troppo interessato per volgere lo sguardo
al Cristo crocifisso, specchio salutare. Di esperienza in esperienza arriverò
alla decisione di spezzare il mio specchio per pormi di fronte a Gesù e conoscere
la mia debolezza e il mio peccato. Solo allora ci sarà posto per la grazia
di Dio che entrerà in me, come nella casa di Giairo: "oggi la salvezza è entrata
in questa casa" dove tutto parla delle mie preferenze, della mia storia, dei
miei dispetti, dove mi racconto con soddisfazione e compiacimento per i risultati
ottenuti. Proprio lì anch'io capirò che amare è conoscere Cristo crocifisso
salvezza per chi si fida di Lui e a Lui si affida.
don giorgio