IL RITMO DELL'INCONTRO

da Camminiamo Insieme - anno 22, n.19 del 16 gennaio 2005

Mi fa bene fermarmi in chiesa, finalmente calmo, tra una confessione e l'altra, in questa mattina della vigilia di Natale. E' dall'inizio dell'Avvento che il ritmo si è fatto serrato per le tré ore serali di benedizione delle famiglie, mentre l'animo s'è caricato di situazioni e problemi, ansie e tensioni disseminate nella storia delle persone. Anche la preghiera, recitata in ogni famiglia, con quel finale: "aiutami a lasciare ogni giorno la mia casa per compiere il mio dovere e tornare poi ad incontrare i miei cari" ha trovato consenso, ma anche tanta amarezza in persone mai attese o chiamate. Ora ritornano in me presenze e sguardi, parole e silenzi, strette di mano e segni di stima, e li sento prendere posto e spazio in me, fino a comprendere che fare Natale è anche questo. Davanti ad un'umanità segnata da tensioni e guerre, faziosità e intolleranze, violenze e ingiustizie Dio non rimane insensibile, fa spazio a tutto questo male e cerca di offrire la risposta non con un esercizio di potenza ma con la proposta di una vita, quella del proprio Figlio che si fa uomo, pronto a prendere la precarietà e il limite con sé per condurre l'umanità verso nuove occasioni e possibilità. Da Gesù in poi non sono certo terminati gli scontri anzi si è arrivati ad assurde e impensabili violenze. Tante persone, in ogni momento storico, hanno proposto la vita di uesù, i rianno ripresentata nel quotidiano, con parole e gesti. Li chiamiamo santi e li sentiamo lontani, mentre sono stati cristiani, cioè persone capaci di fare spazio a Cristo nel loro tempo, superando le strettoie dellegiustificazioni e ragioni. Dio Padre ha affidato all'umanità suo Figlio come punto di incontro per superare l'inevita- bilità dello scontro, e continua a suscitare attraverso l'azione del suo Spirito, uomini e donne che come Lui stiano nel mondo. Ho appena terminato la confessione di un giovane che ogni sera si ritrova a fare il punto per toccare con mano la distanza dal Signore. Gli ho detto che questo è fare Natale: avere cioè almeno il desiderio, lo sguardo rivolto a Lui, sentito come punto di incontro perché ci aiuti a divenire a nostra volta punti di incon- tro e non motivo di scontro. E' facile e suggestivo scrivere questi pensieri, mentre è difficile fare i conti con la realtà di volti, facce, simpatie e antipatie, voglia e pigrizia, gioia e apatia, indifferenza e attra- zione, delusione e illusione, dovere e pia- cere... Sono un microcosmo di azioni e rea- zioni che mi stupiscono e spaventano. Fare spazio non è un altro atto di volontà, è semplicemente disponibilità, svuotato dal ronzio assillante di pensieri e supposizioni, pregiudiuzi e conclusioni. E' apertura a Tè che non sei un'idea ma una persona viva che chiede spazio di esprimerti ancora attraverso di me per vivere il ritmo dell'incontro.

don giorgio

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