UN DONO RARO
da Camminiamo Insieme - anno 22, n.15 del 12 dicembre 2004

Il pullman si inoltra sempre più verso luoghi conosciuti, lasciando
lontano l'Umbria che con quarantacinque persone ho visitato in lungo e in
largo per una settimana. Il desiderio di tornare a casa è grande, ma urge
uscire da frasi di circostanza per entrare in una comunicazione più profonda
e vera.
Mi accorgo della difficoltà e, per aiutare, commento una frase
che mi ha fatto bene nella meditazione del mattino: "la capacità di esprimere
quello che si cela nel cuore, è un dono raro".
Il consenso non si fa attendere sottolineando la difficoltà
non tanto di parlare ma di raccontarsi. Siccome nelle nostre gite non torna
difficile pregare, anche con un Rosario o meditare nei trasferimenti in pullman,
propongo di presentare tra una decina di Ave Maria e l'altra, un'immagine
tra quelle che si sono fissate nell'animo. Puntuali, senza altro invito, sei
o sette persone esprimono quello che sta nel cuore: affiorano istanti o luoghi,
affreschi o quadri con lo stupore e l'emozione di un alto momento spirituale.
Nella mente e nel cuore è entrato qualcosa che chiede di essere
decifrato e poi raccontato. E' bello dire ciò che commuove. E' un dono raro
perché è più facile rimanere catturati dai soliti pensieri, sentimenti, reazioni,
decisioni che l'urgenza richiede. Viviamo con il fiato corto che reclama sempre
soste brevi per decisioni immediate. Il comunicare è segnato da frasi fatte,
nervosismi per incomprensioni, parolacce per intimidire.
Questa settimana è risultata decisiva per allontanare tutto
un modo di reagire pericoloso per me e per gli altri. Se già normalmente al
mattino presto mi ritaglio lo spazio per accogliere un pensiero, gustare una
parola, raccogliere il silenzio, aprirmi alle difficoltà con fiducia, in vacanza
questo stile conosce un incremento. Avverto la responsabilità di offrire un
orizzonte nuovo capace di ridestare la sensibilità, provocare reazioni, porre
in stato di allerta. Le occasioni sono lì a portata di sguardo offerte da
libri, paesaggi, incontri, pinacoteche o chiese. Tutto questo patrimonio è
possibile offrirlo ad altri e cogliere sui volti la prima reazione.
Si può parlare con il cuore però avendo la premura di nutrirlo
con tante cose buone senza dimenticare che non si può sempre vivere nella
spontaneità e freschezza di qualche momento.
A volte anche le tanto detestate regole di vita appaiono urgenti
e necessarie per non vanificare intere giornate.
Infine è un "dono raro" da invocare dallo Spirito Santo perché
ponga nel cuore quel desiderio di crescere, come dice San Paolo, secondo la
statura e i sentimenti di Cristo, un gigante che sa valorizzare anche tutto
ciò che è piccolo o insignificante.
Diventa allora provvidenziale il canovaccio delle preghiere
di sempre, della liturgia domenicale, del parlare quotidiano, dell'ambiente
che sa di feriale ma in cui ci sono le persone, con un carattere e indole,
entusiasmo e pigrizia, cè il bel tempo e il grigiore.
Invece di tanta sopportazione e senso dello scontato, voglio
catturare lo spunto che arriva all'improvviso e può lasciare il segno, anche
nella ferialità e normalità.
don giorgio