UN VOLTO DA SVELARE

da Camminiamo Insieme - anno 22, n.13 del 28 novembre 2004

 

La richiesta di alcuni greci di voler vedere Gesù, è stata ripetuta infinite volte in tutti i secoli. C'è un dipinto antichissimo, il Volto Santo, conser- vato presso il santuario di Manoppello in Abruzzo che, pur essendo sorprendente per somiglianzà con quello dell'uomo della Sindone, presenta sempre un viso, una faccia. E' Gesù stesso ad orientare i suoi discepoli verso il volto, l'identità, quando pone la domanda: "!a gente e voi chi dite che io sia?". Scrivo, durante le Giornate Eucaristìche. Mentre si prolunga la sosta davanti al Santissimo Sacramento, mi trovo a ripercorrere la messa che ci dona la presenza di Gesù, alla ricerca del suo volto.

Il gesto del Padre della parabola, che rialza il figlio che ha dissipato tutto standosene fuori casa, mi accoglie appena entro in chiesa. E' il gesto che ricolloca in piedi mentre le labbra insistono nell'invocazione del cuore pentito: Signore Gesù, abbi pietà di me peccatore! Tra tante parole che mi assalgono ogni giorno, ogni domenica è bello prendere posto e lasciare spazio alla Sua Parola. La mia personale esperienza dì sacerdote, che commenta da anni il vangelo, mi permette di assicurarvi che, anno dopo anno, proprio questa Parola mi offre la possibilità di non ripetermi ma di acquisire una nuova percezione di Lui. Proprio come nell'amicizia la confidenza permette una migliore conoscenza, così con Dio. Un grande animo non racconta solo se stesso, ma valorizza anche il poco di un altro, coglie il piccolo risultato, accoglie il dono sia pur misero, così siamo un po' tutti presenti nel segno del pane e del vino che portiamo all'altare. E' una ben piccola e povera cosa, frutto della terra e del lavoro, ma è anche gioia di tanti chicchi che insieme formano un unico pane. Questa semplicità non è disprezzata ma centrale al punto da diventare il corpo di Cristo.

Tanti dicono di credere in Dio e non vanno oltre questa generica affermazione senza precisare nemmeno in quale Dio credano. Mentre ripetiamo nella messa la nostra professione di fede che ormai sappiamo a memoria, forse non ci sfiora il pensiero che lì, attraverso parole umane ma soprattutto attraverso generazioni e generazioni di cristiani, si è arrivati a presentare qualcosa del volto di Dio.

Lascio a voi la gioia di scoprire come nei vari momenti della messa è data l'opportunità di una familiarità tale che, a poco a poco, si evidenziano tratti nuovi del volto di Cristo che non resterà più nell'immaginario.

In questa domenica apparirà un poco strana l'inchiesta che è proposta: chi sei tu che vieni a messa. Se da un lato uscirà una percentuale di praticanti e no, di fedeli o meno, dall'altro sono convinto che sarà bello prendere coscienza di quello che affermavano i cristiani che, durante le persecuzioni, dichiaravano di non potere restare senza messa.

Questo desiderio e attesa caratterizzino progressivamente le nostre tappe e ci aprano all'esperienza di incontro personale con Cristo che è il vivente e intercede per noi presso il Padre.

don giorgio

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