NON ATTENDERE OLTRE
da Camminiamo Insieme - anno 22, n.12 del 21 novembre 2004

Ricordo una festa del Corpus Domini là lontano nel tempo della
mia fanciullezza, dopo la processione, con il vestito, invidiato dai miei
coetanei, una scivolata e la rabbia che mi porta in camera per punirmi, senza
ascoltare il richiamo degli amici desiderosi di giocare con il mio pallone,
ora con me pure lui in castigo.
Erano i tempi in cui c'era il vestito della festa, il pranzo,
i regali, le pulizie di Natale.
Ora si fatica a distinguere perché qualcuno può dire, dall'alto
della sua esperienza, che ogni giorno è Natale.
Quando confesso la nuova generazione di adulti, mi ritrovo
spiazzato, anche se cerco di riprendermi subito. A fronte di anni di lontananza
dai sacramenti, mi permetto di chiedere se almeno a Natale e Pasqua non si
sono sentiti chiamati a desiderare la confessione e la comunione. La risposta
porta con sé l'evidenza di una impossibilità per il ritmo dei preparativi
e per le esigenze che determinate feste portano con sé. Capisco che forse
faccio bene a restare ogni sabato dalle 15 alle 17.30 in chiesa parrocchiale
perché non si sa mai, oggi occorre essere pronti a soccorrere appena un disagio
spirituale arriva a turbare la tranquillità di sempre, perche "del medico
non hanno bisogno i sani, ma i malati". Qualcuno sostiene che posso attendere
ma invano perché molti non si accorgono del disagio di una malattia che tocca
lo spirito, basta un po' di stordimento e tutto si risolve. E poi le confessioni
dì questi giovani adulti non arrivano forse in vista di particolari circostanze
come cresime e prime comunioni? Sono costretto ad ammettere all'implacabile
interlocutore che, pur essendo anche vero, comunque io rimango dalle 15 alle
17.30 tutti i sabati. Sarà testardaggine o irrazionalità, ma mi sto accorgendo
di un fatto decisivo: quando uno ha voglia, o sta male, quello è il momento
in cui o ci sei o non ci sei. Io preferisco almeno offrire questa breve ma
concreta possibilità del sabato. Non è solo questo c'è inoltre il desiderio
che uno si muova, prenda in considerazione, si decida come quando non c'è
più cibo, vestito, riscaldamento. Per esperienza personale sono convinto dell'importanza
di non cercare le cose solo per la loro evidenza e spessore, ma per la carica
simbolica che portano con sé. Mi commuove constatare le rinunce e i sacrifici
che tante persone compiono per incontrare la misericordia del Signore nella
confessione o vivere la gioia di incontrarlo nella comunione.
Se il dettarci delle regole, il fare un po' di ordine nella
giornata porta a formarci come persone adulte e mature, ritengo importante
salvare anche uno spazio per l'imprevedibile, frutto della premura dello Spirito
Santo nei miei confronti.
Rimane per me nodale quella frase di Gesù: "chi ha sete venga
a me e beva".
Tanti provano sete di accoglienza e perdono da parte di Dio.
Coraggio, compi quei passi che allontanano dal prefissato e
aprono l'animo ad indossare la veste di festa, a sedere alla mensa del Signore,
preparata anche per me, perché ho deciso di non attendere oltre
don giorgio