Quattro gatti sui tetti

da Camminiamo Insieme - anno 21, n.8 del 19 ottobre 2003

 

Il lettore proclama la Parola di Dio, tutti siamo seduti, lo sguardo si posa sulle persone che ascoltano, si allunga oltre il portone centrale aperto sulla via, accompagna il passo di qualche persona che tenta di abbreviare il ritardo e sosta stupito, là in alto sui tetti, davanti ad un gruppo di gatti. Sono neri e maculati in vario modo, camminano lenti con la coda ben diritta, compiaciuti per il sole che, verso le 18 anche d'estate attenua il suo vigore e accoglie qualche refolo di brezza. Se ne stanno lì si osservano, esplorano con lo sguardo il mondo dai tetti in su e dai tetti in giù. Il ritornello del salmo responsoriale mi richiama a quanto sto vivendo e la vista di quei gatti mi giova a dire con particolare partecipazione " a te la mia lode. Signore, nell'assemblea dei fratelli".

Non vuole essere irriverente la metafora dei gatti per parlare della nostra assemblea eucaristica. Noi siamo qui per la lode a quel Dio che è il sole che riscalda e orienta la nostra vita. Non per nulla siamo rivolti ad est, ad oriente dove sorge li sole che è Cristo, luce che splende nelle nostre tenebre. E' Lui che ci libera dal male, è Lui che ci da la gioia di passare da morte a vita. Mi accorgo che anche tutte queste espressioni: luce, tenebra, schiavitù, libertà, morte, vita, sono metafore per dire che non siamo più quelli di prima e questo non per nostra iniziativa, ma per grazia.

Una persona mi confida la sua difficoltà a vivere le realtà soprannaturali perché la natura è troppo forte. Le suggerisco quell'abbandono filiale che ha segnato tutta l'esistenza di Gesù che può essere riassunta in quel "non sono venuto per fare la mia volontà, ma il volere del Padre". E' questo fidarsi che porta ad un certo livello di libertà proprio come quella dei gatti là sul tetto. Loro hanno un istinto da seguire, se lo sono trovato addosso dalla nascita e li porta ad essere ora là in alto, tra poco a caccia di topi, e poi a stuzzicare un cane, ancora a tentare di raggiungere un nido, a stare in compagnia e a fare rissa.

Trovo per strada un ragazzo con una gabbia: mi dice che deve portare il suo gatto dal veterinario. Mi pare di vederlo mangiare i cibi del supermercato, starsene a far le fusa sul divano, certo i suoi bisogni li esplica fuori, ma poi subito in casa, la strada è pericolosa , mai con gli altri gatti, sono dei randagi; le coccole, la pulizia... Ormai ha perso il suo istinto, è addomesticato, alla mercé del padrone.

Il Signore non ci vuole addomesticati dalla mentalità corrente, dal consenso e appoggio di altri per iniziare a muoversi; dal conforto carico di premure e stima di chi ci è vicino per scongiurare depressioni; dalla moda che detta legge in ogni campo; dalla paura di essere emarginato, non compreso; dal piacere di poter soddisfare con il denaro ogni desiderio... La volontà di Dio, ricercata da Gesù con tutto il suo cuore, lo rende libero e generoso, aperto e solidale, fermo e vero, sincero e disponibile, fedele e mite, umile e determinato: insomma è un vero uomo.

Mi alzo per annunciare il Vangelo e con me è in piedi tutta l'assemblea quasi a chiedere allo Spirito di Cristo la forza di accogliere e vivere questo Vangelo non da abituati e addomesticati, ma da liberi.

don giorgio

Archivio


 

Torna alla pagina iniziale