Dio si sposta dove c'è bisogno
da Camminiamo Insieme - anno 21, n.41 del 13 giugno 2004

Se un infermo desidera ricevere l'Eucaristia, apro il tabernacolo
e, presa l'ostia consacrata, la depongo in una piccola teca e mi sorprende
questo portare con me Gesù. Fin da ragazzo mi è piaciuta la leggenda del-
l'uomo forte che sulle spalle porta i viandanti al di là del fiume. Una volta,
nel bei mezzo del tragitto, il bambino che ha sulle spalle pesa al punto da
rischiare l'annega- mento. Mentre, stremato, giace sulla riva, quel Bam- bino
si fa riconoscere come Gesù, il Signore del mondo. Da quel momento l'uomo
forte ha un nome: Cristoforo "Portatore di Cristo". Proprio Lui entrava in
quell'inti- mità familiare a: guarire un infermo, parlare al cuore di Zaccheo,
chiamare Matteo e i suoi amici ad uscire dal peccato, ridonare la figlia morta
ai genitori, accogliere la tenerezza della peccatrice. Così mi sento anch'io,
mentre attraverso vie, salgo scale, suono il campanello. "Dio va' dove c'è
bisogno di Lui". Nel giorno del Corpus Domini facciamo festa a Gesù presente
nel segno del pane, lo portiamo in processione per le vie della città, lo
spostiamo dall'intimità della chiesa per fargli frequentare i luoghi del quotidiano:
arriva dove ci guadagnarne il pane, atteso da chi non si accontenta di esistere
ma vuole vivere in pienezza; si propone a chi non ha fame perché già sazio
di altro, al bambino che l'ha incontrato da poco nella prima Comunione e all'anziano
che già guarda oltre l'orizzonte terreno con un certo smarrimento. Passa tra
considerazione e indiffe- renza, fede e incredulità, speranza e delusione,
smarrimento e dubbio, stupore e perplessità; Lui comunque passa non perché
il sacerdote lo porta, ma perché, dalla risurrezione in poi, Lui ha preso
un impegno: precederei. Le richieste di miracoli, narrati nel Vangelo, le
ritrovo nel lamento di chi sostiene che il Signore non si ricorda più di lui
perché non compie il miracolo per la guarigione, per la riuscita familiare
lavorativa sociale dei figli, per una improvvisa soluzione di problemi...In
tutti i modi vogliamo farci ascoltare, chiamandoLo perché non rimanga in cielo
ma si accorga di noi. Nell'Eucaristia Lui viene a noi e, come agli uomini
e donne del suo tempo, ripete: "hai fede? mi ami? mi segui?" E noi, come Pietro,
siamo pronti a dichiarare "ti amo Signore, tu /o sai che io ti amo". In realtà
non mi sposto un centimetro perché non mi pare possibile che Lui sia con me,
visto che sono solo con i miei problemi. Il Signore viene incontro a noi non
solo nella Comunione in caso di infermità o una volta all'anno per la processione
del Corpus Domini, è qui per la nostra necessità, non ci ignora, ci chiede
di avere fede perché questa è la condizione per ogni incontro. Questo per
me è difficile, soprattutto quando sono catturato dal vortice delle cose,
vado in chiesa, davanti al tabernacolo, per rimettere al centro "il bambino",
come Lui faceva davanti ai suoi discepoli quando erano pieni di pretese. Non
so quanto tempo resto in chiesa, ma la risposta arriva: "se non diventi come
un bambino" non sei con me ma continui solo a stare con tè stesso e basta.
Esco e mi pare di essere più umano e di potere andare incontro alla vita e
agli altri, riconoscendo il loro bisogno di pane buono e vivo, spezzato e
fragrante. Lui arriva dove c'è bisogno.don giorgio