Tra ascolto e racconto
da Camminiamo Insieme - anno 21, n.38 del 23 maggio 2004

Ormai la vacanza in Sardegna è finita e il commiato avviene
sulla spiaggia di Stintino, prima dell'imbarco a Porto Torres. Mi apparto
dal gruppo di luinesi per stare immerso nell'ambiente, fare spazio ad emozioni,
liberare la mente, accogliere lo stupore. L'isola dell'Asinara è subito li,
montuosa e brulla, in contrasto con il verde e i fiori che mi circondano.
Mi inoltro sulla sabbia bianca e fine da clessidra, quasi a giocare con le
lievi onde colorate di un azzurro che sfuma. Il cielo striato di nubi, il
silenzio segnato dallo stridio di gabbiani/dalle voci stranamente basse, dalla
leggera brezza che accompagna i passi coinvolgono i miei sensi e arrivano
nell'intimo. Il tempo non conta, non valuto più il daffare, solo rimane vigile
il senso d'appartenenza che mi fa volgere il capo per costatare ia presenza
della compagni? che sta la, seduta a guardare. Mi ritrovo con un bisogno immediato
di raccontare. Potrei tornare con gli altri e avviare una comunicazione, partendo
da alcune domande. Qualche volta abbiamo vissuto una sosta, ma non a questo
livello. C'è una sorta di ritrosia a comunicare quello che si vede, si sente,
emoziona o stupisce, al più affiora un "che bei posto!", "che colori!". Ci
si ferma alle prime sensazioni senza manifestare emozioni. Fermo a questo
livello finisco per essere una macchina fotografica che presenta una foto
tipo cartolina. Sento il bisogno di raccontare me stesso a qualcuno con queste
mie particolari emozioni. E' provvidenziale il cellulare. Lo prendo e mentre
avverto i trilli del telefono dì mio fratello già mi sento meglio, con una
voglia dì raccontarmi. I trilli si susseguono invano; potrei chiamare altri
ma o non ci saranno o non ricordo il numero e in ogni modo mi rimane il piacere
di aver tentato, di essere stato pronto a comunicare qualcosa di mio. Ricordo
che, tra i lecci e i prati del Sopramonte di Orgosolo, ho vissuto la gioia
di chiamare una persona per dirle la mia sorpresa di fronte a a due fatti:
la frase di una donna: "non siamo tutti cattivi, ad Orgosolo ci sono anche
i buoni" e l'impegno di uomini che, all'aperto, proprio in quel Sopramonte
tanto tristemente famoso, intrattengono per il pranzo centinaia di turisti.
E' stata esperienza salutare dare spazio al sacerdote di Carloforte o a quello
di Sant'Antioco, al vescovo di Oristano o al parroco di Castelsardo per accogliere
il loro spaccato umano o sacerdotale. Mi ha sorpreso la cordialità del nostro
Cardinale Arcivescovo che mi cerca da tré giorni per gli auguri di buon onomastico.
Capisco quanto è bello essere ricordati e anche sentirsi offrire spazio, senza
fretta, lì apposta per me. Una bellissima lezione. Sulla via del ritorno mentre
il pullman sembra farsi largo tra il verde delle nostre colline, la nostra
guida ringrazia anche per aver ritrovato uno sguardo sulla propria vita spirituale,
lasciata perdere per il lavoro e le normali occupazioni. Forse potevo parlare
del nostro tour in Sardegna in tanti altri modi, mi è venuto spontaneo questo
perché mi è stata offerta un'altra conferma di quanto sia vitale il bisogno
di comunicare. Squilla il telefono, la voce di una nonna: sì scusa del disturbo,
mi chiede se ho tempo per ascoltarla, sa di darmi un problema, non sa se ha
fatto bene. Le dico: può parlare, l'ascolto, ho tempo, può telefonarmi quando
vuole, non è ne un problema ne un disturbo. Avverto una soddisfazione che
arriva fino a me: ci vuole tanto poco, mi dico, per dare un po' di gioia.
don giorgio