Un'orma dal passato
da Camminiamo Insieme - anno 21, n.26 del 29 febbraio 2004

Mi ritrovo ad essere figlio di questo tempo che cancella il
passato, o lo prende per quel sapere nozionistico da "Passa Parola" senza
assumere il respiro lungo per muoversi nel futuro, così mi attesto nervoso
e rapido utilitaristico ed egoista nel presente. Offro l'immagine di persona
impegnata, occupata, responsabile, incapace di delegare quasi che il tocco
di altri non conosca abilità e competenza. Mi da un fastidio terribile que-
st'ombra che porto appresso e che si cancella solo quando sono a letto a luce
spenta, pronto ad un buon sonno. Più volte ho scritto dei rimedi trovati,
ora voglio sostare con il mio arrivare mezz'ora prima della messa per raccontare
al Signore la giornata, bloccare il pre- sente e guardare il futuro in modo
più pacato. Una persona che saluta un'altra, il bisbiglio di una serie ininterrotta
di Ave Maria, l'aprirsi di una borsetta, la tosse nervosa, la porta che ancora
sbatte accompagnano questo mio tempo. Una persona sta accendendo diversi lumini
per chissà quale intenzione, ringrazia- mento, supplica....Ma ora questo gesto
sta acquistando un significato, diventa un segno, è un simbolo che voglio
leggere e capire. Accendere una candela, lo dovrei sapere, è ridare vita alla
fede, ritornare a quella luce che non conosce tramonto, volgere lo sguardo
a Lui, luce del mondo, introdurre nella mia penembra il calore della grazia
di Dio. Mi prende una certa serenità se sto con uno di questi gesti e sono
più che pronto per la mia messa. Ricordo la stupenda serie di agnelli che
in una basilica di Ravenna accompagna il fedele verso l'Agnello che sta meraviglioso
e accogliente nel catino absidale. Sono i santi che accompagnano al Santo,
a Cristo. Gli altari laterali delle nostre chiese, le statue e i dipinti ci
ripropongono le figure di Maria e dei Santi, proprio perché a loro volgiamo
lo sguardo per arrivare a Cristo. I gradini che portano in Chiesa, la porta
che si apre per noi, il posto che trovo in questo edificio, l'acquasantiera,
l'orientamento, i gesti, le parole...tutto ha un significato meraviglioso
che chiede presa di coscienza, domande e risposte per un'adesione più viva
e responsabile. Certo alcuni vorrebbero vivere il tempo che prepara alla messa
con delle preghiere: l'importante è prepararsi alla preghiera per eccellenza,
quella unita a Cristo e al suo popolo. Per cui se ti servono particolari preghiere,
va bene, ma cerca di non lasciarti catturare solo dal presente. Ricorda e
scopri, proprio perché ce lo vogliono occultare, che c'è un passato vivo e
meraviglioso da accogliere, superando prevenzioni e ignoranze, voglia di fare
di ogni erba un fascio e desiderio dell'immediato. Un passato è lì e ti può
parlare e aiutare se lo vuoi. Puoi cestinarlo, ma probabilmente renderà vuoto
il tuo presente. Lascia parlare quanto è arrivato fino a noi dai muri agli
scritti, dai dipinti alle sculture, da un segno ad un gesto. Ogni giorno mi
misuro con il futuro con i bambini che incontro nella nostra scuola parrocchiale.
Li guardo negli occhi e vedo tanta luce e calore, ascolto il loro canto ricco
di entusiasmo, osservo il tentativo di bloccare una voglia di azione, colgo
sprazzi vasti di fantasia e mi dico che il mondo non finisce con me, continua
con loro. Quaresima è per me stare con questo presente che conosce tante urgenze,
necessità, priorità, desideri, ansie, soluzioni, domande.... Voglio però valorizzare
il passato che mi permette di essere qui, con nel cuore la voglia di non buttare
tutto a caso nel mucchio, ma di offrire qualche piccolo spunto per un futuro,
di lasciare una discreta orma.
don giorgio