Da estranei a familiari (2^)
da Camminiamo Insieme - anno 21, n.21 del 24 gennaio 2004

Ogni domenica cerco di essere presente a San Giuseppe per
le confessioni; mentre il celebrante predica, esco verso il Carmine per la
messa. A volte sosto a Palazzo Verbania per una breve visita alle mostre che
si susseguono con efficace continuità. Sono esposti i disegni dei bambini
del nido, rimango sorpreso dalla ordinata e piacevole disposizione dei lavori
e osservo con attenzione le didascalie che illustrano il metodo di alcuni
pedagogisti. Memorizzo una frase: "se ascolto, dimentico; se vedo, ricordo;
se faccio, capisco". Il messaggio non è presentato con il verbo dovere, ne
con imperativi o esortativi, ma con a descrizione delle possibili reazioni
del bam- Dino. Poco lontano incontro addirittura un'invocazione: "aiutatemi
a fare da solo". Mi si potrà dire che sono espressioni di adulti che non trovano
poi riscontro nel bambino che normalmente si presenta distratto, pigro, discontinuo,
giocherellone, incapace, pasticcione. Eppure è molto bello questo impegnarsi
con stima, proposte, valorizzazione, visto che ogni persona di qualsiasi età
e condizione, reagisce meglio se capita e aiutata da uno sguardo benevolo
e fiducioso, da una presenza fraterna e solidale, da una voce discreta e attenta,
da un tratto gentile e calmo. In queste frasi si coglie la voglia di relazione
tra adulto e bambino con una modalità d'attenzione, con la premura di porre"
al centro il bambino" . Proprio come fa' Gesù che insiste "se non diventerete
come bambini non entrerete nel regno dei deli". Abbiamo così figure di educatori
che lavora"o per portare alla luce il bene che sta nel fanciullo, senza però
disattendere che "nessuno può dare quello che non ha". Non basta ascoltare
e favorire il mondo che sta nel piccolo, ma per arricchire questo mondo, per
aprirlo e potenziarlo, sostenerlo, e orientarlo occorre che l'adulto sia aperto
al confronto e aggiornamento, con umiltà e resconsabilità, docilità e pazienza.
Stabilita una buona relazione, con l'animo aperto per un vivo e ricco ascolto,
inevitabil- -nente si risponde a quell'aiutatemi e a superale quel "se ascolto
non ricordo". Quando si ascolta una vita, la si segue e si e .ero discepolo,
cioè persona che si pone con attenzione premurosa ad imparare. Sono convinto
che Dio non farà mai mancare tante persone che insegnino non a parole, ma
con tutto iI loro vivere. Se ritomo al mio passato trovo una folla di insegnanti
che, dalle cattedre più diverse hanno profuso fiumi di parole, ed ora per
me stanno in un generico anonimato. Mi piace invece tornare ad ascoltare la
vita di quelle persone che con il loro vivere e sapere hanno lasciato una
profonda traccia e un caro vivo ricordo. Avverto a volte una spinta che parte
dal cuore e mi porta ancora a ricordare chi ha speso tempo ed energie per
me, con una voglia di offrire a mia volta qualcosa che arrivi al cuore.
don giorgio